Come interpretare le ultime indiscrezioni pubblicate dalla stampa americana sugli scenari di guerra in Ucraina? Per Alfredo Mantici, ex capo degli analisti del Sisde e ora professore di Intelligence all’Unint di Roma, ritiene che siano “soffiate” dei servizi segreti ai media. Sono messaggi rivolti alla Casa Bianca e all’opinione pubblica occidentale, con l’obiettivo di far capire la situazione e spingere su un cambio di strategia. Per Mantici è evidente la sfiducia dei servizi segreti Usa sull’efficacia della controffensiva ucraina. «Per oltre un anno e mezzo ci siamo sentiti dire che l’armata russa era lessa e che Putin era un pazzo ed era finito, come se l’Ucraina avesse ormai portato a casa la vittoria. Ho già vinto una cena con un illustre storico che il giorno della marcia di Wagner e Prigozhin su Mosca mi ha telefonato per dire che Putin era al capolinea», spiega a Il Messaggero.



Bisogna confrontarsi con la realtà per Mantici e preparare l’opinione pubblica alla verità, non i racconti della propaganda: «Il capo staff del segretario generale Nato giorni fa ha detto quel che ha detto, sull’inizio dei negoziati. La reazione con smentita ufficiale è stata immediata, il poveretto è stato messo all’angolo e costretto a una marcia indietro imbarazzante, per un tecnico di quel livello». La realtà per Alfredo Mantici è che l’Ucraina non vincerà mai la guerra contro la Russia: «Non riconquisteranno mai tutti i territori perduti, e questa sensazione comincia a farsi strada non solo a livello tecnico, ma anche politico». Si spiegano così le chiamate ai giornalisti. «Attraverso le fonti anonime s’inizia a far digerire all’opinione pubblica occidentale l’idea che questa guerra non finirà con la caduta di Putin né con la marcia trionfale dell’esercito ucraino nella Piazza Rossa».



MANTICI (EX SISDE) “GUERRA CONGELATA PER 70-80 ANNI”

Alfredo Mantici ipotizza uno scenario coreano per la fine della guerra tra Ucraina e Russia, quindi «una guerra congelata lungo una striscia di cessate il fuoco, magari per 70-80 anni». Nell’intervista al Messaggero, l’ex analista del Sisde spiega che secondo lui Vladimir Putin «non voleva invadere tutta l’Ucraina», ma voleva solo «Donbass e Mariupol, il collegamento via terra con la Crimea». Anche su questo fa un richiamo al realismo: «L’Ucraina non ha abbastanza uomini per riconquistare quello che ha perduto. Resistere fino all’ultimo uomo non ha senso, come non l’ha avuto accanirsi su Bakhmut, come l’Intelligence americana ha sottolineato. Per attaccare, bisogna che la proporzione non sia alla pari ma, come tutti sanno, di almeno 3 contro uno».



Mantici paragona la realtà della guerra ad una gravidanza: «Oltre un certo limite non si può nascondere». Infine, tornando alle indiscrezioni dell’intelligence, per Mantici sono rivolte al presidente Usa Joe Biden: «Questo è un modo per l’Intelligence di “spiegare” alla Casa Bianca come stanno davvero le cose. Poi agli stessi ucraini. Il primo che parli di pace nell’entourage di Zelensky è finito, a meno che non lo facciano il consigliere Podoljak o il ministro Kuleba. E loro due parleranno di pace solo quando saranno gli americani a dire di farlo. Come a Ferragosto di tre anni fa hanno detto agli afgani: grazie e arrivederci».