“L’Ucraina non ha chiuso le porte a Papa Francesco”
L’arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica in Ucraina Sviatoslav Shevchuk ha recentemente rilasciato un’intervista nella quale ha commentato le parole di Mykhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky, smentendole. Infatti, il consigliere presidenziale tramite il suo profilo Telegram aveva detto che Papa Francesco non poteva avere alcun ruolo di mediazione tra Kiev e Mosca per via delle sue posizioni “filorusse”, facendo temere al mondo che la missione di Zuppi si stesse risolvendo in un nulla di fatto.
Contrariamente, l’arcivescovo è convinto che l’Ucraina non “abbia chiuso le porte alla Santa Sede”. Racconta, infatti, di aver immediatamente contattato gli ambasciatori ucraini a Roma e alla Santa Sede dopo le parole del consigliere di Zelensky, “ho chiesto se avesse espresso una convinzione personale o la posizione del governo. Ed è emerso che era un’opinione privata“. Similmente, le parole di Podolyak potrebbero anche essere interpretate nell’ottica di una strategia politica fine ad ingraziarsi l’opinione pubblica. Infatti, l’arcivescovo spiega che all’inizio della guerra in Ucraina “la popolarità del Papa era altissima, tanto da essere considerato il leader morale assoluto”, mentre adesso “il suo gradimento è sceso al 6%, se non al 3″.
L’arcivescovo: “Abbiamo bisogno del Papa”
Insomma, l’arcivescovo Shevchuk avrebbe smentito l’idea, lanciata dal consigliere di Zelensky, che l’Ucraina abbia chiuso le porte a Papa Francesco, ma ci tiene anche a precisare che la scelta di affidare a lui i negoziati “è nelle mani del nostro governo”, trattandosi di “una questione politica”. Dal conto suo, tuttavia, ci tiene a ribadire che “abbiamo bisogno della premura paterna del Santo Padre nei confronti del popolo ucraino”.
“Il Papa ci ha detto di essere con noi”, sostiene ancora l’arcivescovo dell’Ucraina, “con lui abbiamo condiviso il nostro dolore, le nostre ferite aperte e sanguinanti. E questo è di consolazione, ma si tratta di farlo capire alla gente”, e auspica che in futuro il pontefice deciderà di fargli personalmente visita a Kiev. Parlando, invece, della missione del cardinale Zuppi, l’arcivescovo ritiene fondamentale ed utile la tappa in Cina, la quale “ha sempre dichiarato di essere disponibile alla pace ma non sappiamo quale sia la sua versione di pace”, auspicando che la visita del cardinale possa guidarlo verso la volontà dell’Ucraina.