Caro direttore,
che in una guerra che vede coinvolti la Russia, gli Usa, l’Europa e i Paesi collegati ai vari blocchi di influenza si andasse a un certo punto all’interruzione di gas da parte della Russia all’Europa era già scritto. Domenica notte sono state interrotte le forniture del Nord Stream 1 che serve soprattutto la Germania.
Gli strateghi di questa guerra ne erano ben consapevoli, ma la gestione del consenso non aveva reso pubblica questa inevitabile conseguenza. Questa guerra ha pesanti ricadute sul popolo ucraino, ma anche sui popoli europei, che dovranno affrontare gravi sacrifici e già da ora la spinta che si osserva è quella di far gravare sui deficit pubblici i ristori per far fronte alle emergenze sociali. L’Europa ormai vede concretamente la prospettiva del suo definitivo crollo economico e sociale, del suo definitivo passaggio a regione sottomessa e marginale del mondo.
Quando è scoppiata questa guerra di aggressione c’erano sul tavolo tre ipotesi.
La prima era quella di abbandonare l’Ucraina al suo destino, consegnandola totalmente alla Russia. Certamente questa prospettiva non era accettabile né per gli ucraini, né per l’Europa, che vedeva così minacciato il suo futuro di libertà.
La seconda ipotesi era quella di vincere questa guerra facendola combattere sul campo dagli ucraini e dal punto di vista economico-sociale ai popoli europei. È stata questa la scelta compiuta dal governo americano, che ha coinvolto l’Europa sia nelle sanzioni che negli aiuti militari. Le conseguenze di questa guerra sono sotto gli occhi di tutti. È una guerra di sfinimento militare ed economico che durerà anni, ma che sta portando al massacro il popolo ucraino e i popoli europei, al definitivo tramonto dell’Europa. Inoltre lo schema della guerra per affermare il proprio predominio geopolitico sta portando velocemente il mondo sull’orlo del precipizio. È accettabile? È inutile far discutere l’opinione pubblica di palliativi quando invece sono chiare le conseguenze della scelta dell’opzione della guerra.
C’era, però, una terza ipotesi che sinora nessuno di chi decide ha voluto considerare. La via proposta da Papa Francesco, quella della ripresa di un dialogo tra la Russia e gli Usa e dei rispettivi Paesi collegati per ristabilire un nuovo ordine. Un ascolto delle ragioni dell’altro e la condivisone di una soluzione realisticamente possibile. Si può fare, occorre rischiare lo schema della pace rispetto a quello della guerra.
È l’unica strada possibile, non ce ne sono altre, a meno che non si voglia sacrificare i popoli per raggiungere un’effimera egemonia di potenza che durerà poco in un mondo ridotto a rovine.
Occorre che la posizione dell’Europa cambi, occorre che il prossimo governo italiano si faccia carico del nuovo ruolo di chi cerca e costruisce la pace.
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