Sembra proprio che se non abbiamo qualcuno da odiare non esistiamo. Non perché noi siamo cattivi. È lui, oppure sono loro ad essere cattivi. Così odiarli, con tutto quello che ne deriva, ci sembra non solo che sia giustificato, ma addirittura giusto. E guai se non lo facessi, perché così verrei meno a un compito che qualcuno (non Qualcuno) mi ha affidato. E il perdono sarebbe un’espressione di debolezza, a meno che possa essere un’espressione di superiorità nei suoi confronti. Di cercare un compromesso, di mettersi d’accordo, non se ne parla, a meno che non me ne possa venire un grande vantaggio.
Se sei un giocatore veramente “attaccato alla maglia” non puoi non dimostrare disprezzo verso gli avversari, soprattutto verso alcuni avversari. E il fair play? Una balla inventata da qualcuno che voleva fare una bella figura, magari per trovare consensi alla propria candidatura per i vertici dell’associazione. Del resto basta andare a qualche partita dei “pulcini” e vedere quale buon esempio danno certi genitori. Le liti in famiglia ci sono sempre state. Oggi ci sono non solo quelle tra moglie e marito, ma anche quelle tra compagno e compagna, quelli che volevano “vivere insieme liberamente” e a volte finiscono con l’ammazzarsi non proprio liberamente. È vero che Gesù ci ha detto: ”Amatevi come fratelli”, ma si sa, Lui era figlio unico e non sapeva come vanno certe cose. In questo clima idilliaco come si fa a sperare che Putin e Zelensky, i russi e gli ucraini facciano la pace?
In attesa di un miracolo, comunque da chiedere con un’overdose di preghiere, proviamo a occuparci di quello che succede tra noi. Io ho un sogno, forse un po’ più modesto di quello di Martin Luther King: che di fronte alla proposta di un corpo di pacificatori si possano incontrare, in modo assolutamente riservato, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, per chiedere che almeno su questa iniziativa dichiarino di essere d’accordo. In fondo non solo conviene a tutte e due ma conviene a tutti. Infatti, anche se può sembrare strano, la pace conviene a tutti.
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