CAOS NELLA CHIESA ORTODOSSA UCRAINA: LA “MINACCIA” DEL GOVERNO ZELENSKY
La guerra d’invasione della Russia in Ucraina non divide soltanto la politica internazionale ma porta allo scoperto una profonda divisione e spaccatura interna alla variegata (e non unita) Chiesa Ortodossa d’Ucraina: dal 2018 la divisione proprio nei confronti del rapporto da tenere con la Chiesa Ortodossa di Mosca ha portato alla presenza di due distinte chiese ortodosse ucraine, quella “ufficiale” (UOC) e quella “autocefala” (OCU) che ha voluto strappare con il Patriarca Kirill. Dalla primavera 2022 però anche la Chiesa del Patriarca Onufrij ha preso distanza dal Patriarcato di Mosca proprio per via dell’aggressione militare della Russia sul suolo ucraino: «Si tratta di una situazione molto delicata», ci aveva raccontato solo pochi giorni fa Stefano Caprio, sacerdote in rito bizantino-slavo residente in Russia dal 1989 al 2002, docente di patrologia e teologia e autore di numerosi studi dedicati al rapporto tra potere e ortodossia.
Ora però la polemica nelle chiese ucraine sembra essere ancora più accesa: la Chiesa diretta da Onufrij viene vista ancora oggi dal Governo Zelensky troppo “legata” al Patriarcato di Mosca tanto da porre un ultimatum alquanto “minaccioso”: il monastero di Pechersk Lavra (noto come Monastero delle Grotte di Kiev) verrà sgomberato se non vi sarà una netta distanza presa dalla Chiesa ucraina con quella russa. Zelensky ha deciso di vietare tutte le espressioni di questa Chiesa che dimostrano di essere ancora legate al Patriarcato moscovita: come raccontava ancora Caprio al “Sussidiario.net”, «la Chiesa Ortodossa in Ucraina ha preso posizione a livello di gerarchia, ma poi a livello di singole comunità la situazione è più frastagliata. Dentro questa questione c’è quella del Monastero delle Grotte di Kiev, che in realtà non è di proprietà della Chiesa ortodossa, ma dello Stato. Le autorità statali hanno disposto una verifica e rilevato che buona parte delle proprietà, delle opere d’arte, vengono sottratte e portate via. Dunque la comunità monastica non osservava le regole del contratto di usufrutto e quindi il contratto è stato bloccato».
LA DISPUTA SUL MONASTERO E LA CRISI DELLA CHIESA ORTODOSSA: “NON SIAMO CON MOSCA”
La polemica non si chiude tanto che ora il patriarca Onufrij denuncia pubblicamente la volontà del governo di Kiev di sgomberare sacerdoti e monaci ritenuti “fantocci di Mosca” il monastero entro fine marzo. «Gli ortodossi sono molto tristi e disperati», racconta all’inviato del “Financial Times” Lyudmila, una fedele della chiesa di Onufrij: «Stanno cercando di uccidere la nostra fede». La divisione tra Onufrij e il patriarca che già dal 2018 si è “staccato” da Mosca – Epifanio I – è sempre più accesa e vede ovviamente la guerra perdurante da un anno come continua “benzina sul fuoco” della protesta.
L’arcivescovo Yevstratiy, portavoce dell’OCU di Kiev, ha però spiegato al “FT” il perché vi siano ancora legami tra Mosca e la Chiesa UOC: «i servizi di sicurezza ucraini hanno dimostrato che il suo più grande rivale è ancora subordinato al patriarcato di Mosca, che non è una vera istituzione religiosa, ma fa parte del Cremlino». Il monastero a Lavra, ha aggiunto, «è come il cuore sacro dell’Ucraina. Mosca capisce che, finché terrà questo cuore in mano, l’influenza russa tornerà, che conquisterà l’Ucraina e reimporrà la sacra unità». Netta la replica dalla Chiesa Ortodossa d’Ucraina con il metropolita Kliment, portavoce dell’UOC: «Non abbiamo alcun legame. Non c’è subordinazione. Non ci coordiniamo con Mosca». Sergei Chapnin, senior fellow in studi cristiani ortodossi presso l’Università di Fordham, negli Stati Uniti, ha spiegato al “Financial Times” che se effettivamente vi sono nella Chiesa ortodossa ancora chi ha sostenuto la Russia e il suo esercito, ecco «questo non è tutta la Chiesa», anche se ammette che la controversia sul monastero sarebbe stata risolta sul nascere se Onufrij avesse rimosso alcuni dei chierici anziani che avevano ostentato le loro simpatie e connessioni pro-Mosca. Ancora la fedele Lyudmila racconta disperata alla stampa Uk: «stiamo pregando. Non sappiamo cos’altro possiamo fare per dimostrare che siamo ucraini. Non siamo cittadini della Russia». Come ci spiegava ancora Caprio, con questo ultimatum il Governo Zelensky vuole prendere di mira la dirigenza del Monastero di Kiev e di altri vescovi e sacerdoti «che pendono più dalla parte di Mosca, a Kiev e in tutta l’Ucraina. Questa è la storia dell’Ucraina: le discussioni fra le giurisdizioni ecclesiastiche sono in corso dal 1400, non è una cosa nuova».