Nella mattinata di oggi il cardinale Pietro Parolin – segretario di Stato della Santa Sede – ha incontrato in Ucraina il primo ministro Denys Shmyhal: un incontro lungamente atteso da entrambe le parti e che arriva al culmine di un lungo viaggio dell’inviato del Papa nelle martoriate terre ucraine, partito già lo scorso venerdì e che dovrebbe arrivare alla sua naturale conclusione non prima di domani. All’incontro di oggi – oltre ovviamente al Segretario e al Primo ministro – erano presenti anche l’arcivescovo Visvaldal Kulbokas, l’ambasciatore dell’Ucraina in Santa Sede Andrii Yurash e Monsignor Paul Butnaru che hanno tutti espresso una ferma gratitudine nei confronti del Papa, del suo inviato e – soprattutto – del supporto che la Santa Sede apporta da ormai più di due anni alla causa di Kiev.
“Un grande segno di comprensione – commenta una nota diramata dalla Santa sede – e sostegno reciproci”, sottolineando che “questo è stato il terzo incontro del capo del governo ucraino con il Segretario di Stato della Santa Sede”; mentre Shmyhal – citato da Avvenire – in una nota ha espresso la sua gratitudine per “la visita” del Cardinale Parolin “all’Ucraina e alle città ucraine durante la guerra scatenata dalla Russia”, viste dal Primo Ministro come “la prova dell’alto livello di attenzione al nostro Paese” soprattutto unitamente “all’invio di aiuti umanitari e [alla] partecipazione attiva della Santa Sede nel processo di rimpatrio dei bambini ucraini deportati e dei prigionieri di guerra”.
Cosa si sono detti in Ucraina il Cardinale Parolin e il Primo ministro Shmyhal
Sull’ampio tavolo delle discussioni erano parecchi i temi, a partire – citiamo ancora la nota di Shmyhal – dal sempre scottante tema “della sicurezza alimentare” per la martoriata Ucraina, passato anche per la visita da parte di Parolin al famoso “corridoio del grano” che serve più di 400 milioni di persone in tutto il mondo. Ma le maggiori attenzioni sembrano esserci concentrate attorno al “ritorno dei prigionieri di guerra e dei bambini ucraini (..) rubati” dalla loro madrepatria.
Similmente, il Primo ministro ucraino ha voluto anche porgere i suoi più sentiti ringraziamenti – innanzitutto – per la partecipazione della Santa Sede “al primo summit della pace e per aver sostenuto le sue decisioni”; e secondariamente per “l’assistenza dei bambini ucraini che sono diventati vittime della guerra di aggressione russa”, ospitati per volere del Papa stesso al Policlinico Gemelli di Roma dove sono stati sottoposti a tutte le cure del caso. Infine, Shmyhal si è detto anche fiducioso che in futuro il Cardinale e la Santa Sede parteciperanno “al ripristino dell’infrastruttura medica in Ucraina”, ormai quasi completamente distrutta dalle bombe russe.
Dall’altra parte – invece – Parolin interpellato da Vatican News ha spiegato di aver portato in Ucraina “il messaggio (..) del Papa di vicinanza” espresso nel corso degli anni “in tantissimi modi. Il Papa ha manifestato fin dall’inizio una grandissima vicinanza – ribadisce ancora il segretario di Stato – una grandissima partecipazione al dolore e alla sofferenza di questo popolo” e la sua visita va intesa proprio come la volontà di portare “‘dal vivo’ questa presenza del Papa, che condivide il dolore ma soprattutto vorrebbe poter aiutare ad aprire” alla tanto attesa pace.