IL CARDINAL PAROLIN SULLA GUERRA IN UCRAINA: “NON SI PUÒ CHIEDERE ALL’AGGREDITO DI RINUNCIARE ALLE ARMII”

Nell’ultimo numero di “Limes” intitolato “La Guerra Grande”, il Segretario di Stato Cardinal Pietro Parolin spiega con nettezza perché si può essere costantemente a favore della pace e al tempo stesso ritenere impossibile chiedere la rinuncia delle armi a chi viene aggredito. Nella devastante guerra tra Russia e Ucraina – così del resto come in tutti gli altri conflitti – «il disarmo è l’unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come sostiene il magistero della Chiesa. Si rilegga, ad esempio, l’enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII. Si tratta di un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci». È però lo stesso Card. Parolin a sottolineare come «non mi pare corretto chiedere all’aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando». Nella lunga intervista al “Ministro degli Esteri” del Vaticano, ritenuto straordinario uomo di fiducia e di acuta intelligenza diplomatica da Papa Francesco, il Cardinale ricorda la posizione della Chiesa sulle armi: «Quanto al ricorso alle armi, il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni che lo stesso catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci; che vi siano fondate ragioni di successo; che l’uso delle armi non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare».



Il catechismo della Chiesa Cattolica esprime infine la valutazione di tale problematica sulle armi, considerata la potenza raggiunta ormai dagli attuali mezzi di distruzione: per questi motivi, spiega ancora Parolin a “Limes”, «papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti afferma che non si può più pensare alla guerra come a una soluzione, perché i rischi saranno probabilmente sempre superiori all’ipotetica utilità che le viene attribuita». La Chiesa è sempre stata e sempre sarà per la pace, non per mero irenismo un po’ “snob” ma per l’esperienza diretta della testimonianza di Cristo: sottolinea ancora il prelato come il Vangelo «è annuncio di pace, promessa e dono di pace. Tutte le sue pagine ne sono piene. La Chiesa segue l’esempio del suo Signore: crede nella pace, lavora per la pace, lotta per la pace, testimonia la pace e cerca di costruirla. In questo senso è pacifista». Il Segretario di Stato Vaticano afferma come anche oggi non si possa pensare alla guerra come ad una soluzione: «i rischi saranno probabilmente sempre superiori all’ipotetica utilità che le viene attribuita. Conclude con lo stesso grido di san Paolo VI alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965: ‘Mai più guerra!’».



“PAPA FILORUSSO? IL PRIMO A DENUNCIARE LA GUERRA”: PARLA CARD. PIETRO PAROLIN

Più volte e in tempi non sospetti, Papa Francesco ha parlato di una “terza guerra mondiale a pezzetti” per un mondo che ha perso la “bussola” rappresentata ancora oggi, secondo il Cardinal Parolin, dal Vangelo: «Annuncio di pace, promessa e dono di pace tutte le sue pagine ne sono piene. La invocano gli angeli al momento della nascita di Gesù a Betlemme. La augura Egli stesso ai suoi appena risorto». Il problema della guerra, prima ancora delle armi, è un fattore umano e recondito: «la guerra inizia nel cuore dell’uomo. Ogni insulto sanguinoso allontana la pace e rende più difficile qualsiasi negoziato», sottolinea il prelato a “Limes” esaltando la “voce che grida nel deserto” che è ancora oggi il Santo Padre, «È voce profetica, di lungimirante profezia. È come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla, non si ottiene la fine dei combattimenti».



Il Cardinal Parolin arriva a difendere Papa Francesco dalle accuse di essere “filorusso” per le sue dichiarazioni di voler andare tanto in Ucraina quanto in Russia ad operare per la pace con i rispettivi protagonisti della guerra: «Confesso che mi spaventa un po’ questa semplificazione. Il papa è filorusso perché invoca la pace? Il papa è filorusso perché condanna la corsa al riarmo e l’impiego di ingenti somme per l’acquisto di nuove e sempre più potenti armi, invece di utilizzare le risorse disponibili per la lotta alla fame e alla sete nel mondo, la sanità, il welfare, l’educazione, la transizione ecologica?». Il Segretario di Stato ribadisce come ritenere Papa Bergoglio filorusso solo perché «chiede di applicare lo `schema di pace´ invece di perpetuare lo `schema di guerra´?». Parolin si fa ancora più netto esprimendo la voce ufficiale della Chiesa, oltre che la sua personale: «Non si può semplificare a tal punto la realtà! Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l’aggressione russa dell’Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante. È stato, per così dire, `equivicino´, cioè vicino a quanti soffrono le conseguenze nefaste di questa guerra, le vittime civili innanzitutto, e poi i militari e i loro familiari, comprese le madri di tanti giovani e giovanissimi soldati russi che non hanno più avuto notizie dei loro figli morti durante i combattimenti».