Nelle ultime ore l’Ucraina è stata investita da alcuni dei più massicci bombardamenti missilistici dall’inizio della guerra. Circa 70 missili sono caduti solo sulla capitale Kiev, una ventina nella zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Obbiettivo: le infrastrutture che garantiscono l’energia elettrica alla popolazione, tanto che anche in Moldavia si sono registrate interruzioni del sistema elettrico.
“È una strategia terribile” ci ha detto il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “perché getta la popolazione al buio e soprattutto al freddo, ma non è una strategia vincente se i russi pensano in questo modo di fiaccare il morale della gente e dei soldati. Nella storia questo modo di combattere non è mai risultato vincente, anzi il contrario”.
Ci sono però voci insistenti sul fatto che l’esercito russo stia preparando una grande offensiva da scatenare già a gennaio, perché per allora il terreno sarà ghiacciato e permetterebbe il movimento di mezzi e truppe: “È tipico della mentalità militare russa attaccare a gennaio”, ci ha detto ancora Battisti, “anche perché dispongono di truppe provenienti dalla Siberia e addestrate per combattere nelle zone artiche”.
La Russia sta colpendo al cuore l’Ucraina con incessanti bombardamenti missilistici. Secondo il viceministro degli Esteri di Kiev, in questo modo Mosca cerca di cambiare il corso della guerra. È così?
I bombardamenti sono devastanti, colpiscono le infrastrutture pubbliche che servono i cittadini. Kiev è priva di corrente e anche di acqua potabile. Va precisato che i bombardamenti che colpiscono prevalentemente la popolazione con lo scopo di fiaccare il morale in modo che si rifletta sulla tenuta dei soldati al fronte non hanno mai avuto grande successo. Pensiamo ai tedeschi, ai giapponesi, ai nordvietnamiti: è una forma di tattica terribile dal punto di vista umanitario, ma difficilmente porta a dei risultati sul campo. Anzi, rischia di accrescere la volontà combattiva dei soldati e della popolazione, che da quasi un anno si trova sotto ai bombardamenti e non ha mai mostrato segni di cedimento.
Zelensky però non ci dice quanto questi bombardamenti colpiscano anche le infrastrutture militari.
È vero. Sicuramente vengono colpite anche quelle, soprattutto le linee ferroviarie che portano al fronte i rifornimenti. Se viene colpita una centrale elettrica di una regione, oltre a privare di luce i cittadini, si bloccano anche le linee ferroviarie, i sistemi telefonici e di controllo delle forze armate o quanto meno rendono più difficili i rifornimenti soprattutto nelle retrovie, dove si concentra la parte logistica.
Secondo lei, l’intensificarsi dei bombardamenti confermerebbe le parole del consigliere americano per la Sicurezza, John Kirby, secondo cui non c’è alcuna indicazione che Putin voglia trovare una soluzione diplomatica?
Assolutamente sì. Sono due mesi che Putin fa dichiarazioni altalenanti, dicendo di voler avviare una trattativa. L’ultima volta, però, ha dichiarato che si potrà fare solo alle sue condizioni. Il che significa avere l’assicurazione che la Russia potrà mantenere la Crimea e acquisire il Donbass. Se invece guardiamo all’Occidente, la stampa americana ha comunicato che da gennaio gli anglo-americani inizieranno ad addestrare un battaglione di ucraini al mese, il che significa circa 800 uomini. Questo vuol dire che gli americani, che dispongono di un servizio di intelligence capace di conoscere cosa sta per succedere, prevedono che il conflitto possa proseguire per tutto il 2023.
Altre voci sostengono che una forte offensiva russa potrebbe partire proprio a gennaio, quando il terreno, oggi fangoso, sarà gelato, permettendo a mezzi e uomini di muoversi facilmente. Ma è possibile?
Adesso c’è un fango terribile, i video ci mostrano i carri armati impantanati fuori strada, impossibilitati a muoversi.Appena il terreno diventerà duro, quando le temperature scenderanno a meno 20 gradi sotto lo zero, i carri armati potranno muoversi con libertà e potranno anche attraversare corsi d’acqua ghiacciati. Anche in questo caso la storia conferma che le principali offensive russe sono sempre state condotte a gennaio, dai tempi di Napoleone e da Stalingrado. È nella logica e nella mentalità russa colpire con il gelo. Inoltre i russi possono contare su reparti siberiani addestrati al combattimento nel clima artico.
Sono solo ipotesi, ma non lasciano intravvedere nulla di buono.
Restando nel campo delle ipotesi, così come è successo lo scorso settembre quando nessuno si aspettava la controffensiva di Kiev, potrebbe succedere che gli ucraini stiano preparando qualcosa di analogo. In fondo, anche loro sono addestrati ad agire nel gelo, e potrebbero prendere alla sprovvista i russi, prima che si muovano.
(Paolo Vites)
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