La guerra in Ucraina sembra da tempo in una fase di stallo, con i due paesi che continuano, più o meno a turno, a conquistare e perdere alcuni terreni, in un conflitto che però non sembra procedere in direzione di una possibile pace. Per capire quali sono le prospettive, ma anche le mosse che l’Italia, la NATO e in generale tutti gli attori coinvolti, dovrebbero fare per portare lo scontro verso una soluzione, il quotidiano La Verità ha interpellato tre esperti militari, il generale di squadra area Leonardo Tricarico, il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti e il generale di corpo d’armata Maurizio Boni.
La posizione dell’Italia sulla guerra in Ucraina
Partendo dalla posizione che l’Italia dovrebbe mantenere rispetto al conflitto in Ucraina, i tre generali sono praticamente concordi sul fatto che dovrebbe esserci una spartizione di opinioni da quello che la Nato detta e decide. Lo dice chiaramente Tricarico, che ritiene che la posizione dell’Italia “sembra appiattita nella scia di decisioni prese altrove“, sottolineando che non vi sia mai stata un’effettiva consultazione e che serva “mettere a punto una ‘posizione europea‘ da sottoporre a Nato e USA“. Più dura, invece, l’opinione del generale Boni, che sulla guerra in Ucraina ritiene che “è indubbio che ci siano membri dello schieramento occidentale a favore della guerra a oltranza [che] non vedono di buon occhio posizioni negoziali che penalizzino, anche minimamente, le aspettative di Kiev”. “Comincerei a prendere seriamente in considerazione un possibile limite” agli aiuti militari ed economici da mandare in Ucraina, perché è solo a causa di questi, secondo Boni, che i negoziati per la pace stanno tardando.
Ucraina: quanto è concreto il rischio atomico
Una delle preoccupazioni principali attorno al conflitto in Ucraina riguarda la possibilità che Vladimir Putin decida, ad un certo punto, di ricorrere veramente all’uso della bomba atomica. Secondo Tricarico l’ipotesi sarebbe lontana, mentre Battisti crede che sia molto più probabile che, in caso di difficoltà, Putin ricorra a quelle definite “bombe tattiche“, ovvero “di contenuto effetto dell’esplosione: un’arma ‘di teatro’ che avrebbe lo scopo d’influenzare direttamente la condotta di una manovra o l’esito di una battaglia”. “È molto difficile fare previsioni”, sull’atomica in Ucraina, secondo Boni, che però avverte anche del possibile “impiego delle armi chimiche“.
L’invio delle armi in Ucraina
“Non dobbiamo derogare di un millimetro dalla posizione di sostegno all’Ucraina“, conclude Tricarico, parlando di come e se in futuro si debba continuare ad inviare armi e sostegni. “Andrebbe”, ritiene, “attivata una riflessione collettiva per individuare un end state condiviso, che definisca un aiuto all’Ucraina a tempo e condizioni determinate”. “L’invio di armi italiane non è determinante per la condotta del conflitto ma”, spiega invece Battisti, “è assolutamente opportuno per la credibilità e il rispetto della Nazione in ambito Nato”. Boni, invece, crede che l’invio di armi in Ucraina andrà avanti finché “il rapporto tra i costi delle forniture, in termini finanziari, politici e militari, e i benefici ottenuti sul campo di battaglia sarà giudicato soddisfacente per i sostenitori della causa di Kiev”, ma il problema è che “le risorse dell’Occidente non sono illimitate“.