LA RISPOSTA UFFICIALE DEL GOVERNO D’UCRAINA ALLE PAROLE DI PAPA FRANCESCO: PARLA IL MINISTRO KULEBA
Non è bastata la “precisazione” del Vaticano dopo l’intervista di Papa Francesco alla RSI, la tv svizzera (di inizio febbraio ma resa pubblica solo ieri, ndr): con un lungo post su X ha parlato il Ministro degli Esteri del Governo d’Ucraina, Dmitro Kuleba, tra l’altro da alcuni osservatori internazionali inserito in un potenziale “rimpasto” dello stesso Zelensky. «La nostra bandiera è gialla e blu, non sarà mai bianca», questo il senso di quanto affermato dal diplomatico ucraino dopo che il Santo Padre nell’intervista aveva parlato della necessità di negoziare non come resa ma come modo per invocare subito la pace e salvare la popolazione.
Non è però piaciuto quel passaggio in cui Papa Francesco ha sottolineato «credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare». E così da Kiev il Ministro Kuleba risponde a tono: «Il più forte è colui che, nella lotta tra il bene e il male, si schiera dalla parte del bene piuttosto che tentare di metterli sullo stesso piano e chiamarli “negoziati”». Non manca la “stoccata” del Governo ucraino alla Santa Sede, facendo un velato riferimento al comportamento a loro dire “ambiguo” della Chiesa durante gli anni bui della prima parte del Novecento: «quando si parla di bandiera bianca, conosciamo la strategia del Vaticano della prima metà del XX secolo. Invito a non ripetere gli errori del passato e a sostenere l’Ucraina e il suo popolo nella loro giusta lotta per la vita». L’impressione è che Kuleba intenda la presunta “connivenza” con il nazismo di Hitler senza adeguato contrasto, elemento però smentito proprio in questi ultimi anni dalle migliaia di documenti emersi negli Archivi di Papa Pio XII.
DAL GOVERNO ALLA CHIESA D’UCRAINA: “NOI NON CI ARRENDIAMO”
Al netto delle ricostruzioni e teorie storiche, il messaggi di Kuleba alla Chiesa e a Papa Francesco – ma probabilmente anche a tutto l’Occidente – risuona come una volontà di non volersi arrendere alla guerra che da due anni imperversa il suolo dell’Ucraina: «La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con cui viviamo, moriamo e vinciamo. Non innalzeremo mai altre bandiere». Lieve “concessione” viene fatta al Santo Padre quando è ancora il Ministro Kuleba a riflettere sull’impegno costante della stessa Chiesa nel trovare la pace per il popolo martoriato d’Ucraina: «Ringraziamo Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace e continuiamo a sperare che, dopo due anni di guerra devastante nel cuore dell’Europa, il Pontefice trovi l’opportunità di compiere una visita apostolica in Ucraina per sostenere oltre un milione di cattolici ucraini, oltre cinque milioni di greco-cattolici, tutti cristiani e tutti ucraini».
Poco prima del Governo Zelensky, era stata l’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede a prendere posizione sottolineando l’importanza della coerenza: «Quando si parla della terza guerra mondiale, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla seconda guerra: qualcuno allora ha parlato seriamente dei negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? Quindi la lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il Dragone!». Secondo il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, intervenuto da New York, serve non abbandonare il Paese ucraino al proprio destino: «L’Ucraina è ferita ma imbattuta. L’Ucraina è esausta, ma resta in piedi. In Ucraina nessuno ha la possibilità di arrendersi! E tutti quelli che guardano con scetticismo alla nostra capacità di stare in piedi, diciamo: venite in Ucraina e vedrete!».
The strongest is the one who, in the battle between good and evil, stands on the side of good rather than attempting to put them on the same footing and call it “negotiations”.
At the same time, when it comes to the white flag, we know this Vatican’s strategy from the first half…
— Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba) March 10, 2024