Le truppe russe che hanno partecipato alle grandi esercitazioni lungo il confine ucraino hanno cominciato a ritirarsi, tornando verso le loro basi. Esercitazioni che secondo gli Stati Uniti non sono mai avvenute, perché si trattava piuttosto del dislocamento di un ingente numero di militari pronti a invadere l’Ucraina, minaccia che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso per mesi. “Non sappiamo ancora se si tratti di un vero ritiro” ci ha detto in questa intervista Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “esiste una strategia militare detta proprio del ritiro di truppe, che inganna l’avversario, facendogli allentare le difese, per poi aggredirlo a sorpresa”.
Ieri, dopo la conferenza stampa a Mosca di Putin e del cancelliere tedesco Scholz, ha parlato il presidente americano Biden, che ha salutato positivamente gli sviluppi, ma ha detto che un attacco russo è ancora possibile e che “siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia”.
Intanto Mosca festeggia quella che rappresenta ai suoi occhi una storica vittoria: “La data del 15 febbraio 2022 entrerà nella storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente. Svergognati e annientati senza sparare un colpo” scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. In effetti gli Stati Uniti avevano preannunciato il 16 febbraio come data della possibile invasione russa. “Non si può dire al momento chi esce vincente o sconfitto da tutto questo”, ci ha detto ancora Morabito, “possiamo solo affermare che la diplomazia ha avuto la meglio, come avevamo sempre sperato”.
Le unità russe dei distretti militari meridionali e occidentali hanno iniziato a ritirarsi verso le loro postazioni permanenti, come ha dichiarato alla stampa il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. È stato dunque tutto un grande bluff in cui gli Stati Uniti sono caduti in pieno?
Al momento la situazione deve essere ancora considerata sospesa. Bisogna capire cosa stanno veramente facendo i russi. Esiste infatti una tattica militare molto utilizzata fin dai tempi degli antichi Romani, quella del “finto ritiro”. Si arretra, cioè, in modo apparente dal campo di battaglia per far uscire allo scoperto l’avversario, soprattutto per fargli allentare le misure difensive e poi magari attaccarlo a sorpresa.
Lei pensa che potrà accadere veramente?
Non lo sappiamo. Se invece il ritiro sarà completato, potremo dire che ha vinto la diplomazia, quello che, io per primo, avevamo sempre sostenuto, auspicando che non si sarebbe mai arrivati a uno scontro armato.
Quindi chi può considerarsi il vincitore? I russi proclamano di aver “svergognato” l’Occidente. Hanno una qualche ragione?
È necessario capire cosa è successo. A risultare importante è stata, l’altro ieri, la dichiarazione alla Bbc dell’ambasciatore ucraino a Londra, Vadym Prystaiko, il quale ha comunicato che l’Ucraina sarebbe stata “flessibile” rispetto all’obiettivo di aderire all’Alleanza atlantica. Adesione che il presidente russo Vladimir Putin ha sempre affermato essere il fattore scatenante di un possibile conflitto. La dichiarazione è stata poi ritirata, ma comunque è stata fatta.
Sappiamo che la diplomazia si muove sotto traccia. Ritiene che Kiev e Mosca si siano accordate tra loro?
Certamente, e infatti ci sarebbero stati incontri segreti fra rappresentanti ucraini e russi negli ultimi giorni. Adesso l’Ucraina potrebbe agire in questo modo: congelare, non ritrattare, la sua richiesta di adesione alla Nato, così si potrebbe avviare un processo di finlandizzazione del paese, con la creazione di un paese-cuscinetto neutrale fra Occidente e Mosca.
E Biden? Cosa dovrebbe fare adesso?
Dipende dall’uso propagandistico di quanto sta succedendo. L’America potrà dire che la sua pressione su Mosca ha indotto i russi a ritirarsi; viceversa Putin potrà dire che la sua minaccia armata ha ottenuto lo scopo che si era prefissato. Una cosa è certa: l’Occidente esce diviso e frammentato da tutto questo, ogni nazione ha dimostrato di andare per conto suo. Vale la pena sottolineare che le dichiarazioni dell’ambasciatore ucraino sono state rilasciate proprio nel paese europeo più guerrafondaio, il Regno Unito, l’unico pronto a intervenire militarmente, obbedendo agli ordini di Washington.
Non è mai una bella cosa che le dispute internazionali si risolvano con la minaccia armata, non crede?
No, però è anche vero che la diplomazia alla fine ha vinto, o così sembrerebbe. Abbiamo assistito a un enorme impegno delle diplomazie europee e russa, tanto che lo stesso ministro degli Esteri russo Lavrov ha ammesso nelle ultime ore che questo dialogo deve continuare. Teniamo conto che abbiamo a che fare con un personaggio, Putin, che di fatto è un dittatore. E teniamo anche conto che per noi europei potrebbe ora finire il gravissimo problema dell’energia, i prezzi potranno cominciare a scendere. Adesso tutti i media che hanno campato da dicembre con la minaccia della guerra, dovrebbero applicare la stessa intensità per distendere gli animi e far proseguire i colloqui in un clima che sia percepito come meno conflittuale.
(Paolo Vites)
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