Nella giornata di oggi l’Ucraina ha accusato la Russia di aver avvelenato la moglie del capo dell’intelligence militare, Marianna Budanova, nell’apparente tentativo di colpire la leadership di Kiev nel suo cuore pulsante. Per ora si tratterebbe solamente di un’ipotesi, ritenuta quella principale, ma non ancora confermata e che non avrebbe trovato alcun riscontro da parte di Mosca che, per ora, non sembra aver commentato le dichiarazioni di Kiev. Per l’Ucraina, Budanov, ovvero il capo dell’intelligence, rappresenta una pedina fondamentale nella guerra contro la Russia, che nei mesi scorsi l’ha accusato di aver organizzato l’esplosione del ponte di Kerch nell’ottobre dell’anno scorso, e che sarebbe stato bersagliato da almeno 10 tentativi di omicidio, tutti sventati.
Ucraina: “La moglie del capo degli 007 è stata avvelenata dalla Russia”
Insomma, secondo l’Ucraina dietro all’improvviso malore della moglie del capo dell’intelligence si nasconde un tentato avvelenamento da parte della Russia, che secondo il portavoce degli 007, Andriy Yusov, intervistato dall’AFP e citato da InsiderPapar, rappresenta “l’ipotesi principale”. Marianna Budanova, che oltre alla moglie di Budanov è anche consigliera del sindaco di Kiev, è stata ricoverata in ospedale in seguito ad un improvviso e repentino peggioramento delle sue condizioni di salute.
L’Ucraina, per il presunto avvelenamento della moglie del capo dell’intelligence, ha aperto un’indagine per “tentato omicidio“, nella quale sicuramente figura anche il nome della Russia tra i sospettati. Secondo Yusov, ma nessun altro funzionario l’avrebbe confermato, nel sangue di Budanova sono state trovare tracce di arsenico e mercurio, entrambe sostante difficilmente reperibili sia nella vita privata, che in quella militare, ma altamente tossiche. Non è chiaro, per l’Ucraina, quando la Russia abbia avvelenato la moglie del capo dell’intelligence, ma potrebbe trattarsi di una prolungata e lenta esposizione che va avanti da settimane o mesi. Allo stato attuale Budanova è ancora ricoverata in ospedale, dove ha ricevuto alcune cure e non dovrebbe più essere in pericolo di vita.