Una rete per il traffico di esseri umani è stata scoperta in Ucraina. Il commissario per i diritti umani di Kiev, Dmytro Lubinets, ha rivelato che almeno otto neonati ucraini sono stati portati illegalmente all’estero da una banda criminale che li vendeva a cittadini stranieri. Questa organizzazione cercava donne che versavano in condizioni economiche difficili per offrire loro denaro per far nascere bambini, usando donatori di sperma straniero, “con la scusa della maternità surrogata“. Su Telegram, come ricostruito da L’Identità, ha spiegato che il certificato di nascita dei bambini riportava l’indicazione del cliente stranieri, che poi forniva le basi legali per portare il bambino fuori dall’Ucraina.



Il costo di questo “servizio” varia da 50mila a 70mila euro. Lubinets ha aggiunto che questo fenomeno è cresciuto esponenzialmente con la guerra scatenata dalla Russia. Una vicenda che trova conferma nell’inchiesta giornalistica del sito americano indipendente The Grayzone sull’industria dei bambini surrogati e su come Kiev ne sia diventata la capitale internazionale.



“TUTTE LE MAMME SURROGATE LO FANNO PER SOLDI”

Nel mirino di The Grayzone è finita BioTexCom, che ha sede in Svizzera ma il cui modello di business l’ha portata in Ucraina, dove avrebbe costruito una rete accusata di non essere altro che traffico di esseri umani. Diverse donne negli anni hanno raccontato di essersi prestate alla maternità surrogata in quanto povere. Lo stesso direttore medico Ihor Pechenoha ha ammesso apertamente alla rivista investigativa spagnola La Marea che la sua società si rivolge a donne delle zone povere e che “tutte coloro che lavorano come madri surrogate lo fanno per difficoltà finanziarie“.



Infatti, aggiungeva che la ricerca delle donne si concentra “nelle ex repubbliche sovietiche perché, logicamente, devono essere di posti più poveri dei nostri clienti“. Dunque, ha confermato che nessuna donna con una buona situazione economica ha “deciso di passare attraverso questo processo per gentilezza, perché pensa di avere abbastanza figli e vuole aiutare qualcun altro che li vuole“. Le donne che accettano “hanno bisogno di quei soldi per comprare una casa“, lo fanno “per l’educazione dei loro figli“.

MATERNITÀ SURROGATA, “FORZE CORROTTE NEL GOVERNO UCRAINO”

C’è anche un rapporto del 2020 pubblicato dal Journal of Public & International Affairs di Princeton che ha evidenziato come lo sfruttamento straniero guidi il boom della maternità surrogata nell’Ucraina: “Mentre i sostenitori affermano che le donne scelgono liberamente di diventare surrogate, le donne vulnerabili sono spesso manipolate attraverso la presentazione della scelta. I potenziali surrogati sono costretti a scegliere tra provvedere alle loro famiglie attraverso una pratica che può violare le loro convinzioni morali o perdere un’opportunità finanziaria per provvedere alle loro famiglie“.

Chi spinge per vietare agli stranieri di affittare l’utero delle donne ucraine è la deputata Oksana Bilozir che, come riportato da The Grayzone, si è lamentata del fatto che le forze corrotte e oligarchiche radicate nel governo ucraino abbiano attivamente ostacolato la sua battaglia legislativa con l’industria della maternità surrogata. “Davvero ora è una grande lotta con le imprese e i loro lobbisti che sono purtroppo presenti in Parlamento. La maternità surrogata è stata scritta nelle nostre leggi puramente come un’impresa“.

MATERNITÀ SURROGATA, “UCRAINA PROTETTA DA USA”

In media, lo stipendio mensile per i “surrogati” varia da 200 a 350 euro. Inoltre, dalle indagini giornalistiche svolte su BioTexCom sono emerse anche le condizioni e lo sfruttamento delle donne, infatti si parla di sanzioni per critiche all’azienda. Ancor più sconvolgente è il fatto che alti funzionari ucraini sosterrebbero che questa industria abusiva ha trovato potenti guardiani a Washington: gli Stati Uniti sono accusati di proteggere BioTexCom. Eppure, nell’ottobre 2022 il New York Times ha pubblicato un articolo su BioTexCom, quindi nel bel mezzo della guerra in Ucraina, descrivendo le operazioni di maternità surrogata della società come un valoroso atto di sfida patriottica e descrivendo il business dei bambini come “un’industria su cui fanno affidamento molte persone senza figli“. Nessun approfondimento sulla coercizione finanziaria delle donne povere o sulle segnalazioni di maltrattamenti. Infine, secondo The Atlantic, durante la guerra l’azienda si è assicurata un rifugio antiaereo per garantire che la sua attività proseguisse senza problemi.