“Bomba o non bomba noi arriveremo a Roma” cantava tempo fa Venditti. Ed è arrivato al successo.

“Bomba o non bomba”, dove vuole arrivare Biden? Non a Mosca, così ha dichiarato: i suoi missili, i nuovi missili dati all’Ucraina, potrebbero essere usati solo nella regione di Kursk, che comunque è in Russia. Certo, gli abitanti di Kursk, che come i soldati russi e nordcoreani sarebbero inevitabile bersaglio di missili che hanno già dimostrato di non essere troppo intelligenti, non sono importanti come quelli di Mosca o San Pietroburgo. Però sono russi, come quelli di Mosca e San Pietroburgo, e questo Putin lo sa bene. Non a caso, e non completamente a torto, ha parlato di un attacco dell’Occidente alla santa madre patria.



Così, come già scritto, ora si pone anche la questione di cosa faranno gli alleati della CSTO, che fino ad ora non si sono fatti implicare nella guerra in Ucraina, ma a rigor di logica non potrebbero non intervenire secondo le regole del trattato. Non è che un po’ di soldati kazaki e tagiki cambierebbero le sorti della guerra, ma così si aprirebbe un nuovo fronte, un nuovo possibile scontro con il mondo dell’Asia centrale, protetto attualmente dalla Cina, e con cui l’Occidente ha sempre avuto ottimi rapporti.



La mossa di Biden, in questo momento, appare non solo un dispetto a Trump, ma anche il gesto che rischia di compromettere le necessarie trattative sulla pace e quel consenso che tanti sinceramente democratici gli avevano dato anche qui da noi.

Si dirà forse ancora una volta che la sua iniziativa è stata frutto di una galoppante senescenza, ma non sembra credibile che il vecchio presidente abbia potuto fare questo senza il consenso di almeno una parte dei suoi. Persino Zelensky, cui hanno finalmente spiegato che ha vinto Trump, sta dimostrando che, volente o nolente, non può fare a meno di una collaborazione con il nuovo presidente americano.



Qualcuno dice che rafforzare la presenza militare ucraina a Kursk servirebbe col dare più peso all’Ucraina nella prossima trattativa di pace. Chi invece conosce bene i russi sa che se c’è una cosa che non possono tollerare, per cui hanno già dimostrato di essere pronti a prendere qualunque iniziativa, anche a costo di perdere molti loro uomini, è proprio il fatto che qualcuno occupi anche un pezzetto di quella che ritengono essere la loro terra.

È anche quello che pensano, giustamente, gli ucraini, che però in questo momento sono ancora impegnati a difendersi da un invasore che ha già occupato territori più ampi dell’oblast di Kursk.

E non dimentichiamoci che su quei territori ci sono, o purtroppo bisognerebbe dire c’erano, migliaia di persone.

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