C’è un luogo comune, frutto della “ignorantezza” largamente diffuso, che pensa che chi vive in clausura sia fuori dal mondo. Io, che conosco le benedettine di via Bellotti penso che sia vero il contrario. Penso che sia il mondo, spesso, ad essere “fuori”, e fuori di brutto.
Chiedete a qualcuna di loro se sanno qualcosa della guerra in Ucraina e vedrete che ne sanno più di tanti che hanno Internet, Twitter, Facebook e forse anche TikTok. E non solo perché qualcuno fa loro alcune spiate sulla situazione. Loro sulla questione ci pregano e per non buttare al vento le preghiere, con quello che costano (costa loro anche il sacrificio di svegliarsi a pregare anche di notte), vogliono sapere per cosa pregano.
In Ucraina non ci sono molti benedettini. Ci sono però molti monaci e monache ortodosse. I loro fondatori non erano benedettini, ma avevano uno stile di vita simile a quello del grande santo di Norcia. Pregavano come stakanovisti, anche se Stakanov non era ancora nato. E lavoravano, lavoravano un sacco. Disboscavano i boschi, coltivavano la terra e lottavano come lupi coi lupi. I lupi grigi della steppa non erano addomesticabili come il lupo di Gubbio, ma in compenso davano loro modo di procurarsi calde pellicce (quando nella lotta non vincevano i lupi).
Le benedettine di via Bellotti avrebbero avuto bisogno di quelle pellicce, perché il problema del riscaldamento, del costo del riscaldamento, era diventato pesante. Ma si scaldavano il cuore con i loro canti e le loro preghiere, a parte qualche cioccolatino mandato dalla Provvidenza.
Un giorno il buon arcivescovo di Milano propose a tutti gli ambrosiani momenti particolari di preghiera accompagnati da una petizione da firmare che chiedeva ai potenti la pace. Per la verità alle benedettine la prima proposta non parve molto originale: che cosa facevano già da molto tempo, se non soprattutto quello?
Quanto alla petizione non c’era problema: a Dio le petizioni si firmano con le preghiere, ma, si sa, ai potenti se certe richieste non le fai per iscritto ti dicono che non hai rispettato la procedura. Certo ora bisogna spiegare a tutti che se fare una firma non costa nulla, accompagnarla con una vera preghiera, fatta col cuore, ti richiede anche di guardarti allo specchio e, una volta tanto, non per vedere se sei pettinato bene, ma per vedere nei tuoi stessi occhi se anche tu non sei un po’ cattivo come loro, non le suore, ma gli altri.
A chi dice che pregare non serve a nulla, che è una cosa che sembra un po’ da sf…ti, vorrei fare una domanda: vi è mai venuta qualche buona idea per fare la pace, fosse anche in famiglia, mentre stavate giocando col telefonino o uscendo un po’ brilli il sabato notte dalla disco?
A me qualche idea buona, mentre pregavo, è venuta. Figuriamoci quante ne sono venute a quelle professioniste delle benedettine di via Bellotti!
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