La guerra in Ucraina ormai è diventata l’occasione di scontro tra due visioni del mondo: quella degli USA, unipolare, che vede ancora gli americani e l’Occidente come guida universale, e quella della Russia e della Cina, che invece vogliono scalzare gli Stati Uniti dal “trono” per proporre una gestione multipolare degli affari e delle influenze geopolitiche. Tanto che paradossalmente, spiega Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, dall’Afghanistan al Kosovo, chi ha meno da perdere nel conflitto è proprio Kiev.



Se l’Ucraina, infatti, rischia di dover rinunciare a una parte del suo territorio, l’Occidente pilotato dagli americani, in caso di sconfitta, vedrebbe incrinata la sua egemonia a livello planetario. Per questo entrambe le parti mostrano i muscoli, con esercitazioni militari nucleari, spostando l’attenzione addirittura sull’uso militare dei satelliti.



I rischi di un conflitto in grande stile, insomma, sono evidenti, soprattutto ora che la Russia avanza qualche questione di confine con Finlandia, Lituania ed Estonia. Sul campo di battaglia Mosca è sempre in vantaggio e colpisce duro nella zona di Kharkiv, mentre gli ucraini chiedono aiuto immediato ai partner NATO per avere i sistemi antiaerei necessari a contrastare la superiorità russa nei cieli. Almeno fino alle elezioni USA avranno gli aiuti: Biden non può presentarsi al voto da sconfitto.

Generale, la Russia ha pubblicato un documento, anche se poi sarebbe stato tolto dal sito del governo, in cui annuncia di voler cambiare i confini marittimi con Finlandia e Lituania. E nel frattempo ha spostato le boe sul fiume Narva che delimitano il confine con l’Estonia. Provocazioni dettate dal momento o episodi che nascondono un problema serio?



C’è un problema vero nel Mar Baltico, dove con l’entrata nella NATO di Finlandia e Svezia si è venuta a creare una situazione problematica per la Russia. L’ammiraglio James Stavridis, che ora è uno dei massimi dirigenti della Fondazione Rockefeller ma è stato comandante supremo alleato in Europa, ha detto che in caso di crisi bisognerebbe neutralizzare la base di Kaliningrad, una delle cinque flotte russe, ora circondata da Paesi che appartengono all’Alleanza Atlantica. Per Mosca questa situazione è un nervo veramente scoperto, potrebbe sfociare in qualcosa di analogo a quello che stiamo vedendo in Ucraina.

La Gran Bretagna sostiene di avere le prove del sostegno militare dei cinesi alla Russia, mentre Pechino accusa gli inglesi di aver soffiato sul fuoco della guerra ucraina scoraggiando l’accordo di pace che le parti avevano raggiunto nel 2022. Il legame Cina-Russia ormai è anche militare?

Gli inglesi sono i più oltranzisti fra quelli che spingono verso uno scontro con la Russia. Hanno già detto che le loro armi possono essere utilizzate contro Mosca. Soffrono l’alleanza di fatto tra cinesi e russi, rinsaldata in occasione della visita di Putin a Xi Jinping, al termine della quale è stato pubblicato un documento che sancisce l’alleanza dei due Paesi, la necessità di un mondo multipolare e di una uguale considerazione tra le nazioni a prescindere dal sistema con il quale si reggono. Esattamente il contrario di quello che vogliono gli inglesi e gli americani, che pensano a un mondo a dominio USA che contrappone sistemi democratici e totalitari. L’alleanza Russia-Cina è politica, ma potrebbe diventare anche militare. La Gran Bretagna, che si è un po’ riservata il ruolo di portavoce degli USA in Europa, di fronte a tutto questo ha detto la sua. E quando parlano gli inglesi non è mai in direzione della pace.

Gli Stati Uniti stanno valutando se permettere l’uso delle loro armi anche per attaccare sul territorio russo. Contemporaneamente i francesi testano un missile nucleare e la Russia tiene esercitazioni di guerra nucleare. Infine, si parla anche dell’uso dei satelliti dal punto di vista militare. Insomma, tutti tendono a mostrare i muscoli. Ci stiamo preparando al peggio?

C’è uno scontro tra due visioni del mondo opposte: la prima è quella unipolare, degli USA e dell’Occidente in generale, che di fronte alla minaccia di un mondo multipolare non possono perdere. La guerra andrà avanti fino a quando una delle due visioni non prevarrà sull’altra. Tutte queste iniziative sono la dimostrazione che entrambi i blocchi in campo non possono uscire sconfitti. E questa è la nostra maledizione. Gli ucraini possono perdere un po’ di territorio, ma l’Occidente è preoccupato perché, se si impone la Russia, vince un mondo diverso, che propone una moneta diversa per le transazioni internazionali. Per questo motivo ci sono esercitazioni NATO importanti e i russi testano le loro armi: probabilmente faranno anche esercitazioni con i cinesi. Segnali pessimi nel quadro di uno scontro ineluttabile.

Paradossalmente, quindi, è proprio l’Ucraina ad avere meno da perdere rispetto all’Occidente da questa guerra?

L’Ucraina è la terra di mezzo: nella peggiore delle ipotesi ci sarà una “Ucraina russa” e il resto del territorio che guarderà al mondo occidentale. Una volta sedimentata questa divisione, così come storicamente c’è stata la divisione della Germania, il problema sarà concluso. Ma non terminerà la lotta fra Oriente e Occidente per i quali la sconfitta significherebbe mettere in pericolo la loro credibilità. Per questo gli USA sostengono l’Ucraina, c’è in gioco la loro credibilità.

In Russia è stato arrestato per corruzione Vladimir Shamarin, capo della comunicazione dell’esercito. E non è l’unico provvedimento di questo tipo in queste ultime settimane. Anche qui, come in Ucraina, c’è un sistema non così limpido nel suo funzionamento?

In Russia c’è stato un grande repulisti: un mese fa è stato arrestato il vice di Shoigu, ex ministro della Difesa, quest’ultimo a sua volta sostituito da Belousov. Il vizio che c’è in Ucraina lo hanno anche in Russia. L’azione portata avanti da Putin, che esce da elezioni in cui ha vinto a mani basse, rappresenta anche una svolta prodromica a un cambiamento sul campo: ha bisogno di uomini nuovi.

I russi stanno prendendo pesantemente di mira la zona di Kharkiv e gli ucraini chiedono a gran voce aiuto per la contraerea. Kiev ha mobilitato anche 3mila detenuti, liberati per andare a combattere al fronte, segno che ha sempre bisogno di risorse umane. L’Occidente, visto che non può perdere la faccia, ora tornerà a venire in soccorso all’Ucraina?

I russi stanno avanzando, anche se non ci sono grandissime penetrazioni. Gli americani temono di arrivare alle elezioni di novembre con una disfatta ucraina e una crisi politica nel Paese: non dimentichiamo che Zelensky dal 20 maggio non è più formalmente presidente, è rimasto in carica perché hanno introdotto una norma nella Costituzione per cui non si vota in guerra. Un segnale di debolezza, perché Putin in Russia ha votato. Gli USA devono tenere in piedi la guerra fino a quando ci saranno le elezioni: questo giustifica i 60 miliardi stanziati, la discussione sull’uso delle armi USA per attaccare la Russia e sull’invio di sette batterie di Patriot, che per gli americani sarebbe uno sforzo enorme.

(Paolo Rossetti)

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