Tre giornalisti italiani a metà febbraio si sono visti revocare gli accrediti per lavorare in Ucraina. Si tratta di Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, che erano sul posto, con brevi pause, dal 2014 per raccontare lo scontro tra ucraini e filorussi separatisti. I primi due, collaboratori del Fatto Quotidiano, hanno atteso invano di essere ascoltati dagli agenti dei servizi di sicurezza, ma sono rientrati in Italia, non potendo più lavorare. Poi ha fatto lo stesso Garzillo. Quest’ultimo, fermato prima che entrasse nel Paese, ha riavuto il permesso, mentre «sull’accredito stampa di Alfredo Bosco e Andrea Sceresini non siamo ancora riusciti a sbloccare la pratica, ma ci stiamo lavorando». A parlare è Pier Francesco Zazo, ambasciatore italiano a Kiev.



Nell’intervista al Fatto ha spiegato che non gli risultano altri casi simili, ma problemi analoghi hanno avuto Germania, Francia, Spagna, Belgio e Olanda, a detta del diplomatico. «Per questo ci stiamo organizzando con i colleghi diplomatici per un eventuale passo congiunto presso le autorità ucraine». A rendere questa vicenda ancor più incomprensibile è il fatto che non sia noto il motivo della sospensione degli accrediti. «Le autorità temono collegamenti con i russi che hanno fatto della disinformazione una delle loro armi preferite. Tenga conto che il provvedimento è stato emesso dai servizi di sicurezza. A volte dipende da chi si è incontrato durante il lavoro, dai fixer», spiega Pier Francesco Zazo.



“UCRAINA È NUOVO AFGHANISTAN PER LA RUSSIA”

L’ambasciatore italiano a Kiev assicura di aver sollecitato l’Ucraina affinché i giornalisti possano tornare presto lì. «La libertà di stampa è un valore fondamentale e sarà uno dei criteri di valutazione nell’ottica di una futura adesione all’Unione europea da parte dell’Ucraina», avverte Pier Francesco Zazo tramite i microfoni del Fatto. Questa vicenda non ha intaccato in alcun modo i rapporti tra Italia e Ucraina, garantisce il diplomatico. «I rapporti sono eccellenti. Il presidente Zelensky, come emerso anche dall’ultima telefonata con la premier Meloni, apprezza il pieno sostegno di Roma sul piano politico, economico, militare e umanitario e anche la totale adesione alle sanzioni alla Russia». Ma Zazo cita anche la riduzione delle importazioni di gas russo e i beni congelati agli oligarchi. Inoltre, viene apprezzato il sostegno del governo italiano per garantire la concessione all’Ucraina dello status di Paese candidato all’Ue.



L’Italia è un partner imprescindibile per l’Ucraina, il terzo partner economico (dopo Germania e Polonia) in ambito europeo e sarà «un attore fondamentale per la ricostruzione del Paese». L’Italia si è già mossa, infatti terrà una conferenza a fine aprile a Roma. A proposito del dibattito italiano sull’invio di armi, l’ambasciatore precisa: «Quando un missile ha colpito una centrale elettrica a un chilometro dalla nostra sede diplomatica i vetri hanno tremato. Ci sono stati black-out, siamo rimasti a lungo senza acqua, io stesso più volte sono sceso nei bunker. Questi sono fatti. Capisco i dubbi dei miei connazionali, ma lì la guerra è lontana e la percezione diversa. L’Ucraina si deve difendere per proteggere obiettivi civili e infrastrutture». Invece, ritiene difficile un coinvolgimento diretto della Bielorussia. Infine, il ricordo delle persone in strada per arruolarsi e preparare molotov artigianali: «Lì ho subito capito che per la Russia sarebbe stato un nuovo Afghanistan».