Ian Bremmer, analista strategico e fondatore di Eurasia Group, ha parlato in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, della possibilità di inviare truppe in Ucraina dopo le dichiarazioni Macron che all’inizio sembravano solo ipotesi remore ma adesso sembrano ricevere sempre più consensi. Le paure dell’Europa infatti sono sempre più fondate, soprattutto perchè l’esercito ucraino sta faticando sempre di più a mantenere la linea difensiva e di conseguenza la Russia sta guadagnando terreno importante. In vista di questo cedimento che probabilmente avverrà e per scongiurare una vittoria di Putin si stanno mettendo in campo sempre più sforzi economici, ma i membri Ue sembrerebbero al momento gli unici a continuare con il sostegno anche se con alcune spaccature interne.
Dagli Usa invece le decisioni tardano ad arrivare e il Congresso ancora fatica ad approvare in nuovo pacchetto. Per questo è cresciuta la consapevolezza della necessità di investire di più in difesa, e i piani proposti da Macron poterebbero presto essere appoggiati anche da altri oltre a Polonia e Germania, per lanciare un chiaro avvertimento a Putin sulle conseguenze che potrebbe avere il proseguimento dell’offensiva in Ucraina.
Ian Bremmer: “La Russia sta già lanciando avvertimenti alla Nato”
Ian Bremmer ha commentato la situazione internazionale sullo scenario della guerra in Ucraina affermando che Putin ormai non ha più paura di minacciare ed attaccare la Nato, perchè l’alleanza ha dimostrato di essere più debole, e questo è stato confermato anche da recenti episodi che in passato non sarebbero mai avvenuti. La Russia sta già lanciando una serie di avvertimenti, come il missile caduto a pochi metri dal luogo dell’incontro tra Zelensky ed il premier greco, e l’aggressione all’assistente di Navalny avvenuta in Lituania.
L’analista dice: “Queste azioni sono destinate ad aumentare, in passato invece erano molto limitate“. In merito alla vittoria di Putin alle elezioni sottolinea che il voto è stato per la Russia molto importante come dimostrazione di essere più un paese parte dell’Europa, dove i leader vengono scelti democraticamente, non come in Cina.