Aleksej Navalny proietta la sua ombra sul grande gioco degli equilibri globali. La morte del dissidente russo scopre le carte dei giocatori d’azzardo che stanno mettendo a rischio la vita di miliardi di persone per chiudere la partita a proprio favore, cioè portare a compimento il proprio progetto di potere. Il mazziere di questa tragica mano di poker, Vladimir Putin, non è nuovo in questo ruolo di chi non esita ad assumersi la responsabilità di spegnere una vita quasi si trattasse di rimuovere un granello di sabbia da un ingranaggio oliato e altrimenti perfetto. Putin non ha più molto tempo. E forza la mano sia varando nuove armi nella dimensione aereospaziale, sia attaccando con determinazione una Ucraina in cerca d’autore dopo le tensioni tra il presidente Zelensky ed il generale Zaluzhny.
Di fronte all’autocrate del Cremlino il giocatore a stelle e strisce, oggi Joe Biden, sembra costretto a passare la mano, tenuto in ostaggio dalla maggioranza repubblicana al Congresso sui fondi all’Ucraina ed inseguito dall’ala sinistra dei democratici che lo trova ancora troppo disponibile nei confronti di Netanyahu. Lo speaker repubblicano della Camera, imbeccato da Trump, sa bene che se Biden non chiuderà al più presto i dossier Ucraina e Medio Oriente con soluzioni accettabili per l’opinione pubblica americana, arriverà azzoppato alle elezioni di novembre.
Xi Jinping per il momento preferisce non andare a vedere le carte degli avversari. Seduto sulla sponda del fiume della storia, ha una strategia comunque vincente. Nel caso la spunti il fronte occidentale, si ritroverà un Putin nell’inedito ruolo di vassallo. In caso contrario, è pronto a promuovere una nuova egemonia cinese e chissà, nel tempo, arrivare a minare la stessa superiorità del dollaro.
Il quarto al tavolo tiene per il momento le carte coperte. Indeciso a tutto, rimugina se aspettare che passi la buriana o se non sia il momento di rompere gli indugi ed entrare in partita, convertendo parte della grande ricchezza di cui dispone per armarsi ed armare gli alleati.
Molto sta cambiando per l’Europa. Al suo interno la Germania è tornata a produrre armi e creare fabbriche di munizioni tra le più grandi al mondo. Nel suo spazio continentale, il Regno Unito ed i Paesi dell’Est non fanno mistero di volere un approccio al confronto coi russi più deciso e meno interlocutorio. Certi entrambi che assecondare le prepotenze di Putin non serva a saziarne la fame di potere, quanto piuttosto a convincerlo della necessità di un gioco al rilancio.
Per l’Europa il tempo utile è finito. Se non calerà gli assi di una nuova consapevolezza capace di promuovere quelle riforme indispensabili per essere come gli altri attori del teatro della pace e della guerra, il gioco cambierà. La partita di poker finirà. Comincerà una partita di tressette col morto, l’Unione Europea. Ci sono accadimenti nella storia che indicano il cambiamento di un’epoca. Il sacrificio di Aleksej Navalny per la libertà del proprio popolo e per la dignità della persona umana di fronte alla violenza di un potere che dove non trova resistenza impone la sua legge ai deboli, è uno di questi.
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