L’intelligenza artificiale in aiuto dell’Ucraina. Il ministero della Difesa ha cominciato da qualche giorno a usare il sistema di riconoscimento facciale della startup Clearview Ai per riconoscere i soldati russi. Lo hanno dichiarato gli stessi vertici dell’azienda, che ha fornito accesso gratuito al servizio. Pare che sia stato lo stesso capo esecutivo Hoan Ton-That ad aver contattato direttamente il governo ucraino per offrire la sua tecnologia, precisando di averla negata alla Russia. Ma Clearview Ai non sarebbe l’unica azienda hi tech ad aver offerto aiuto all’Ucraina, infatti ci sono altri servizi digitali che potrebbero sostenere la causa della nazione invasa.



Si tratta di una possibile svolta per le sorti dell’esercito ucraino in guerra, perché la tecnologia di intelligenza artificiale potrebbe diventare uno strumento molto utile. Infatti, consente di intercettare figure strategiche tra le truppe degli invasori e spie, ma anche identificare le vittime tra i nemici. Inoltre, potrebbe aiutare le famiglie separate a causa della guerra a ritrovarsi.



CLEARVIEW AI E I TIMORI SULLA PRIVACY

Questa iniziativa di Clearview Ai è anche un tentativo per rilanciare la propria reputazione dopo le polemiche delle ultime settimane. Le è stata inflitta, ad esempio, anche una maxi multa dal Garante della privacy italiano la settimana scorsa per aver violato le leggi sulla privacy dei consumatori Ue e ordinato di cancellare tutti i dati sui residenti in Italia. Ma ha ricevuto anche denunce da Regno Unito, Francia e Australia. Inoltre, Meta, la società che possiede Facebook e Instagram, le ha chiesto di non sottrarre le foto presenti sulle piattaforme.



Clearview Ai ambiva, infatti, a registrare nei propri sistemi tutti i volti del pianeta, grazie alle foto che circolano online, volontariamente condivisi dagli utenti. In questo contesto di guerra, l’azienda ha condiviso con l’Ucraina oltre due miliardi di immagini relative. quanto pubblicato sul social media russo VKontakte, che sono già a sua disposizione. Ma è solo una parte delle oltre 10 miliardi di fotografie che sono state raccolte dalla startup statunitense. Restano però i timori sulla privacy e sulle implicazioni negative di questo servizio una volta terminata la guerra. Le stesse paure che avevano causato dure critiche nei confronti della start up.