Il sostegno dell’Unione Europea all’Ucraina è davvero destinato a rimanere tale per tutto il tempo necessario? È la domanda che si pone Marco Bresolin per il Corriere della Sera, dopo quanto ribadito dai leader al Consiglio europeo. Oppure sta avanzando l’idea di un piano B come via d’uscita, la stessa evocata da Giorgia Meloni nella telefonata con il finto leader dell’Unione africana? A Kiev il timore è quello che il sostegno europeo termini a causa della stanchezza.



Nei giorni scorsi, la premier estone Kaja Kallas, si è detta preoccupata per l’aria che tira nell’Unione Europea e ha affermato: “Se non sono stanchi gli ucraini che stanno combattendo per davvero, come possiamo esserlo noi che non stiamo facendo la guerra?”. Nonostante le parole della premier estone, l’Ue mostra segnali di cedimento: l’impegno di consegnare un milione di munizioni entro marzo non sarà infatti mantenuto ed è stata bocciata anche l’idea di un fondo da 20 miliardi per finanziare il sostegno militare nei prossimi quattro anni. Il piano di aiuti da 50 miliardi, invece, è fermo a causa dei veti incrociati nella trattativa sul bilancio.



Ucraina, piano B? La situazione in Europa

La situazione in Ucraina tiene tutti in allerta. Per Orban, primo ministro ungherese, c’è bisogno di un “piano B” visto che fino a questo momento la strategia dell’Ue è stata fallimentare”. Anche le parole di Giorgia Meloni lasciano trasparire stanchezza: un’ammissione involontaria del sentimento che vige Nell’Unione Europea. La Premier, parlando con i due comici russi autori dello scherzo, ha rivelato di avere “alcune idee” per “trovare una via d’uscita accettabile per entrambe le parti, senza distruggere il diritto internazionale”. Ma qual è questo possibile piano B?



Zelensky è preoccupato e al presidente del Consiglio europeo ha chiesto rassicurazioni: “Ho riaddormentato l’impegno risoluto dell’Unione europea a fornire assistenza finanziaria, militare e umanitaria a lungo termine per tutto il tempo necessario” ha spiegato Charles Michel. Un’alta fonte diplomatica, dietro anonimato, ha lasciato intendere segni di cedimento a La Stampa. “Tutti gli Stati membri concordano nel dire che il sostegno all’Ucraina continuerà fino a quando sarà necessario, il problema è che sitiamo avendo grandi difficoltà” ha spiegato. Le situazioni riguardano quattro partite: due relative alla sfera militare, una economica e un’altra delle relazioni politiche. Le questioni militari riguardano l’impegno degli Stati europei a fornire un milione di munizioni all’Ucraina entro marzo e il rifinanziamento dello Strumento europeo per la pace: entrambi sono in bilico. Problemi economici, poi, relativi all’accordo sui 50 miliardi di assistenza macro-finanziaria.