Il presidente ucraino, Zelensky, non sembra convinto dell’ipotesi che sia l’Onu a mantenere la pace in Ucraina nel caso in cui si dovesse raggiungere il cessate il fuoco con la Russia. Per il numero uno di Kiev i caschi blu non sarebbero quindi l’esercito più adatto per garantire la sicurezza nel territorio ucraino e proteggerli dai russi, così come ha spiegato senza troppi giri di parole lo stesso Zelensky.
Uscendo allo scoperto ha infatti spiegato che l’Onu “non ci proteggerebbe dall’invasione” o eventualmente dal un nuovo desiderio di Putin di tornare. Resta quindi molto scettico il capo di stato ucraino sul programma post-pace in cui l’Onu farebbe da pacificatore o meglio da peacekeeper, colui che appunto è in grado di garantire la pace duratura.
Eppure si sta lavorando in questa direzione, con i caschi blu che verrebbero scelti da Paesi non europei e che verrebbero in seguito schierati nella zona demilitarizzata per garantire appunto la tregua. Dopo di loro vi sarebbe il secondo anello di sicurezza composto dall’esercito dell’Ucraina, e quindi un terzo cordone di sicurezza, schierato lungo il confine accidentale, con il quarto che sarebbe invece formato dagli americani.
UCRAINA, ZELENSKY DICE NO A ALL’ONU: IL PIANO CHE SI STA DELINEANDO
Una situazione che ovviamente va ancora chiarita nel dettaglio e che è logicamente subordinata alla fine della guerra in Ucraina, con una pace che si spera possa arrivare il prima possibile anche se le notizie che giungono dal fronte, con bombardamenti e morti continui, non spingono in tale direzione.
Nella fase di peacekeeper un ruolo lo farà anche il contingente europeo che potrebbe essere schierato sia in Ucraina quanto fuori, e non è da escludere possa avere compiti di vigilanza aerea. Gli Stati Uniti, infine, sono pronti a fare la loro parte per garantire la pace ma Donald Trump pone come condizione base l’accordo sulle terre rare con Kiev. Un aggiornamento a riguardo potrebbe arrivare già lunedì quando Stati Uniti e Ucraina si incontreranno in Arabia Saudita.