Possibili blitz per eliminare Putin, piani della Nato per contrastare una eventuale offensiva russa, il solito balletto dei chilometri guadagnati e persi a Bakhmut senza che la battaglia possa dirsi conclusa. Una ridda di voci, insomma, sulle intenzioni dell’uno o dell’altro contendente che non fa altro che certificare la fase di stallo della guerra. Nella quale si crea qualche spazio in più per la diplomazia. E infatti in questi giorni è tornata in auge una proposta che aveva fatto capolino qualche mese fa: quella di una zona smilitarizzata che separi Russia e Ucraina. Un’idea intorno alla quale potrebbe svilupparsi un percorso che porta alla pace, anche se questa prospettiva è ancora lontana.
“Siamo in una fase – osserva Giuseppe Morabito, generale con all’attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation – in cui ci si aspetta che la diplomazia faccia il suo corso. La controffensiva non è avvenuta, i russi stanno fortificando le loro posizioni. Sono fermi. È diventata quasi una guerra di posizione”.
Generale, nei giorni scorsi un funzionario dell’intelligence ucraina, Kyrylo Budanov, ha riproposto l’idea di una zona smilitarizzata tra Russia e Ucraina. E questo nei giorni in cui il plenipotenziario cinese era in visita a Kiev. C’è ancora una speranza per la pace?
L’ipotesi potrebbe essere di una zona smilitarizzata sul tipo di quella realizzata in Corea, sotto egida Onu. Sul terreno le operazioni militari sono in una fase di stallo, per questo vengono messe sul tavolo tutte queste ipotesi. Bisogna vedere se le due parti sono disposte ad accettare una soluzione di questo tipo.
Ma il fatto che esca da parte ucraina, dopo tutti i proclami sulla controffensiva e le continue richieste di armi all’Occidente, cosa significa?
Può darsi che ci siano funzionari ucraini non in sintonia con Zelensky. Che non si siano coordinati prima delle dichiarazioni.
Può essere che portino avanti entrambe le opzioni?
Certo, in questo momento tutto è possibile. È il gioco dell’informazione e della controinformazione. Siamo in mano alla diplomazia. Se qualcuno fa una dichiarazione pubblica diversa da quella di Zelensky lo fa perché forse vuole lasciare aperta la finestra. Comunque quello che dichiarerà Zelensky al G7 avrà più valenza di quello che è stato dichiarato da altri finora. Fa conto quello che dichiarerà al G7.
Se viene fuori l’idea della zona smilitarizzata però vuol dire che qualcuno ci sta pensando?
Certo, ma una cosa è pensarci, una cosa è prendere questa linea.
Sulla stampa americana, invece, è uscita la notizia che la Nato sta sviluppando un piano per prepararsi a rispondere a un eventuale attacco russo. Temono un’escalation del conflitto?
La storia che la Nato elabora piani contro un eventuale attacco russo è un retaggio della Guerra fredda. È dalla fine della Seconda guerra mondiale che si fanno i piani, e si aggiornano continuamente, contro un’ipotetica invasione proveniente dalla Russia. È nella logica dei fatti, non c’è niente di sorprendente. Non è una novità, si stanno aggiornando soprattutto perché la Finlandia è entrata nella Nato e ci sono oltre mille km in più di confine a contatto con i russi.
E a Bakhmut cosa sta succedendo?
È tutto fermo perché Bakhmut potrebbe essere al centro di questa zona smilitarizzata. Dovessero decidere di farla potrebbe essere all’interno di questa fascia.
Intanto continua il balletto delle posizioni sul fronte: gli ucraini, sempre a Bakhmut, dicono di aver recuperato altri due chilometri. Cambia qualcosa?
La notizia ci sarà quando la città sarà controllata interamente dai russi o dagli ucraini e una delle due parti si ritirerà in modo totale. Fino a che si fanno centro metri avanti o cento metri indietro non cambia niente nella sostanza.
Anche le nuove lamentele di Prigozhin sul fatto che i russi su quel fronte avrebbero lasciato la Wagner scoperta sui lati vanno inserite in questo contesto?
È la sua strategia di lamentarsi per avere più armi e rifornimenti da Mosca e per far pensare agli avversari che si è indebolito, per farli cadere in una trappola inducendoli ad attaccare. È forse una manovra di inganno.
Ci sarebbe addirittura un piano dei servizi segreti ucraini per uccidere Putin che si starebbe nascondendo per sfuggire a questa eventualità. Visti gli altri attentati messi in atto dagli ucraini non è che ci stanno pensando davvero?
È possibile che sia vero ma di certo, se lo fosse, il piano non sarebbe reso pubblico.
Tutta questa ridda di voci non fa altro che confermare che in realtà siamo in una fase di stallo assoluto?
Esattamente. Ci sta, comunque, che i servizi segreti ucraini elaborino un piano per eliminare Putin. Potrebbe succedere anche viceversa: che i servizi segreti russi vogliano eliminare Zelensky. Tanto è vero che è costretto a recarsi in treno in Polonia e a prendere un aereo francese per andare a parlare con la Lega araba.
I russi, intanto, dicono di aver bombardato un deposito di armi all’uranio impoverito e che c’è una nube tossica che si dirige verso l’Europa. Ma l’attacco sarebbe di sabato e sono stati smentiti dai polacchi. Un modo per far paura all’Occidente, un segno di debolezza?
No, non è un segno di debolezza, è la solita propaganda. La nube radioattiva è una fake news.
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