L’agricoltura è uno dei settori più impattati dal processo di transizione energetica stabilito dall’Ue: basta pensare al regolamento sulle emissioni industriali o alla legge sul ripristino della natura, che hanno nei mesi scorsi portato molti allevatori e agricoltori a protestare in diversi Paesi membri e a Bruxelles. C’è da chiedersi se con la nuova legislatura ci potrà essere un cambiamento nelle politiche comunitarie in materia. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ricorda che «Ursula von der Leyen nel suo discorso programmatico ha illustrato le linee guida politiche per il mandato 2024-2029, intitolate “La scelta dell’Europa”. Nei primi cento giorni di mandato ha annunciato la presentazione di una visione per l’agricoltura e l’alimentazione finalizzata a garantire la competitività e la sostenibilità a lungo termine del settore primario. Dopo le proteste degli agricoltori dello scorso inverno, von der Leyen ha comunque ribadito che sul Green Deal “l’Ue manterrà la rotta intrapresa”. L’approvazione, qualche giorno dopo le elezioni europee, da parte del Consiglio dei ministri dell’ambiente del regolamento sul “Nature Restoration Law” non è stato un segnale incoraggiante sui futuri sviluppi. È una legge che rischia di aumentare le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori».



Eppure la legge è stata modificata rispetto al testo iniziale…

Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, il documento rimane insoddisfacente, poiché non tutela la superficie agricola e non prevede fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati. Se non si bilanciano adeguatamente i provvedimenti rivolti alla svolta green con quelli indirizzati alla competitività e al sostegno delle imprese, il rischio è di perdere per strada sempre più aziende e avere agricoltori sempre più lontani dal ‘”sentire comune europeo”. L’annunciato piano per l’agricoltura con adeguamenti necessari ai cambiamenti climatici e una strategia per gestire le risorse idriche è indispensabile per garantire un futuro al settore e all’Europa, ma necessita di essere accompagnato da misure volte a rilanciare le biotecnologie, l’innovazione tecnologica, la multifunzionalità delle imprese agricole a partire dalla produzione di energia. La crescita delle agroenergie, ad esempio, rappresenta a nostro avviso lo strumento più efficace per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nei diversi settori di produzione e un volano per la nostra economia (agricoltura, industria, servizi). Le imprese agricole che hanno investito in questi anni nella produzione di agroenergie partendo dalla valorizzazione delle risorse hanno inoltre evidenziato migliori performance. È bene, insomma, evidenziare che l’agricoltura non entra nella transizione energetica solo con investimenti diretti, ma anche supportando la creazione di specifiche filiere attraverso la disponibilità delle agroenergie.



A suo avviso andrebbe rivista la Pac anche se da poco approvata?

Confagricoltura ha da sempre evidenziato i limiti dell’attuale Pac, perché è stata concepita nel 2018, prima della pandemia e dei nuovi equilibri geopolitici legati ai conflitti in atto. Si è infatti rivelata anacronistica rispetto alle esigenze emerse di sicurezza alimentare e di produttività. Un passo importante è avvenuto nel maggio scorso con l’approvazione, da parte del Consiglio Ue, della parziale revisione della Politica agricola comune. È stato un grande risultato per le imprese agricole, poiché indirizzato a una generale semplificazione. Sebbene ci sia ancora molto da fare, questo è un primo traguardo, ottenuto grazie al documento presentato dal Governo italiano alla Commissione che includeva le proposte di Confagricoltura annunciate durante l’Assemblea straordinaria a Bruxelles a febbraio. Resta comunque indispensabile una profonda riforma della Pac, più attenta alla produzione, alla competitività sostenuta dall’innovazione e alla tutela dei redditi delle aziende agricole.



L’agricoltura può essere un settore innovativo, migliorando così la sua competitività? Che ruolo possono avere le Tecniche di evoluzione assistita (TEA)?

L’agricoltura ha il dovere di essere innovativa. Abbiamo la grande responsabilità di garantire la sicurezza alimentare, ossia cibo sano, di qualità e in quantità adeguate a una popolazione mondiale in continua crescita; per giunta, in uno scenario totalmente mutato negli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico. Inoltre, l’innovazione ci aiuta a essere più competitivi sui mercati internazionali, dove lo scenario è in costante mutamento con nuovi Paesi concorrenti. Le TEA si inseriscono perfettamente in questo contesto, rafforzando la resilienza delle coltivazioni e fornendo un importante strumento di contrasto agli effetti del cambiamento climatico e alle fitopatie. Confagricoltura ha da sempre creduto nella scienza e nella ricerca. La sperimentazione in campo in corso in Lomellina, presso una nostra associata, ne è un esempio concreto. Innovare le tecniche, le tecnologie e le competenze è anche una grande opportunità per creare lavoro di qualità e rendere il comparto sempre più attrattivo per le nuove generazioni.

In estate abbiamo visto ancora i danni causati da caldo, siccità, eventi atmosferici estremi al settore agricolo. E nei prossimi mesi potrebbe essere il maltempo a causarne di nuovi. Cosa si può fare per prevenire anziché dover rincorrere l’emergenza?

Le imprese agricole sono le prime a essere esposte all’intensificarsi di eventi atmosferici violenti. Ormai l’emergenza climatica è una condizione innegabile. Fin dai primi episodi, Confagricoltura ha sostenuto e attuato un approccio orientato alla prevenzione. Scienza e tecnologia sono preziose alleate, per questo riteniamo prioritario investire nella ricerca e nell’innovazione. L’agricoltura di precisione, ad esempio, consente di ottimizzare l’utilizzo dell’acqua in campo. Le TEA, poi, come già approfondito, ci consentono di avere piante più resistenti anche alla siccità. Gli strumenti ci sono. È necessario adottare una visione di lungo periodo e supportare le imprese nella modernizzazione.

Cosa pensa del DL Agricoltura recentemente convertito in legge? Cosa vi piace di più e cosa vi convince di meno?

È un decreto che ci soddisfa per le numerose misure a sostegno delle imprese agricole. Sono positivi gli strumenti per contrastare i danni legati al cambiamento climatico – anche quelli catastrofali come le frane in alcune Regioni – e per rafforzare le nostre filiere. Confagricoltura ha da subito espresso apprezzamento, in particolare, per le azioni a contrasto del caporalato, per la flessibilità in relazione a mutui e finanziamenti per le imprese in difficoltà e per la proroga sulle sperimentazioni in campo delle TEA. Sul fronte delle agroenergie, asset strategico per la transizione ecologica, bene le misure introdotte per garantire la continuità produttiva agli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole, con l’estensione della portata applicativa dei prezzi minimi garantiti. Avremmo auspicato di più sul fotovoltaico: maggiori aperture sulla produzione di energia da parte delle imprese agricole e, in materia fiscale, più flessibilità sulla tassazione degli impianti a terra oltre i limiti previsti.

Anche ad agosto si è riunito il tavolo per il contrasto al caporalato. Cosa possono fare le imprese del settore che rispettano le regole e cosa le Istituzioni per evitare questo fenomeno e cosa fare per cercare di aiutare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore?

La lotta a questo deprecabile fenomeno resta un’assoluta priorità per Confagricoltura. Durante l’incontro di agosto, al tavolo presieduto dai ministri del Lavoro, Calderone, e dell’Agricoltura, Lollobrigida, abbiamo avanzato specifiche proposte per togliere linfa vitale ai caporali: rafforzare il servizio di collocamento pubblico e privato, riconoscere un bonus ai datori di lavoro che organizzano in proprio il sistema di trasporto degli addetti, e concedere appositi incentivi per il recupero del patrimonio edilizio rurale da adibire ad alloggi per lavoratori stranieri. Siamo pronti a collaborare in modo fattivo all’attuazione delle rilevanti disposizioni introdotte dal Governo già con il DL Agricoltura, che migliorano l’attività di analisi e monitoraggio per maggiori garanzie sui contratti di appalto. In questo senso, lo scambio di informazioni tra le pubbliche amministrazioni e l’istituzione dell’elenco di imprese che svolgono appalti di servizi in agricoltura sono misure fondamentali. Abbiamo anche avanzato alcune proposte correttive, chiedendo in particolare di escludere le imprese agromeccaniche dall’obbligo di iscrizione nell’elenco e di estendere agli operai stagionali la cassa integrazione per emergenze climatiche, anche in relazione alle ordinanze regionali che in molti territori vietano il lavoro all’aperto nelle ore più calde della giornata. Resta sullo sfondo la delicata questione dei flussi di ingresso, caratterizzati da processi spesso troppo lunghi e talvolta inefficaci. Da tempo Confagricoltura ha avanzato un articolato progetto di miglioramento e semplificazione della procedura che speriamo venga accolto. L’obiettivo comune, che ci guida ogni giorno, è la tutela della dignità umana e un’evoluzione qualitativa del lavoro agricolo.

Parliamo di valorizzazione delle filiere italiane: come favorirla e come proteggerla dalla concorrenza di prodotti extra-Ue?

Consolidare le filiere incentivando una sinergia tra agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione organizzata è fondamentale per far crescere il settore primario nazionale, con benefici alla nostra economia. Il riconoscimento di un giusto valore al prodotto agricolo è il primo passo per la creazione di una filiera virtuosa fino al consumatore. In questa direzione, Confagricoltura ha avviato progetti di rafforzamento della catena alimentare dal campo alla tavola, insieme a Unionfood. È il caso del grano duro per la pasta e, ora, del pomodoro. Un altro punto focale è la garanzia di reciprocità nel commercio tra l’Unione europea e i Paesi terzi che dovrebbero assicurare il rispetto degli stessi standard di sicurezza ambientale e sociale.

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