“Ceramiche Pincopallino, al resto ci penseremo”: era una pubblicità degli Anni Ottanta, di una marca nazionale di Sassuolo. Una giovane coppia seduta per terra al centro di una casa tutta da arredare, ma sprizzanti felicità da tutti i pori perché avevano le loro piastrelle.
Dovevano essere tedeschi, non di Sassuolo. La recente sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe – che presidia l’ortodossia del governo di Berlino – fa pensare a quello. Fissati con le piastrelle quelli dalla pubblicità, fissati contro l’inflazione i tedeschi. Contro inflazione e deficit. Purché non ci sia inflazione, i tedeschi sono contenti. Se poi non c’è deficit, sono contentoni. Per il resto va tutto male, a casa loro, va proprio da schifo: economia ferma, disoccupazione, digitalizzazione al palo, transizione ecologica neanche iniziata, politici in rissa a pesci in faccia, crisi energetica, affanno internazionale con la Cina, ma chi se ne importa, quando non c’è l’inflazione, quando non c’è il debito, tutto va bene.
Ebbene, diciamocelo: con questa nazione-guida, dove pensiamo che possa andare la costruzione europea?
La recente sentenza di Karlsruhe ha impedito che il Governo devolvesse 60 miliardi di aiuti pubblici a suo tempo stanziati contro il Covid, che per fortuna è una minaccia rientrata, a supporto e accelerazione della transizione ecologica, sulla quale i tedeschi sono talmente in ritardo da aver riacceso le centrali elettriche a carbone! Avendo spento dopo Fukushima le loro 23 centrali nucleari, per le pressioni di ecologisti intronati quanto i nostri… Una decisione che definire stupida equivale a diffamare gli stupidi. È assai peggio che stupida: è politicamente e strategicamente autolesionista.
Dunque l’Eurozona si avvia, tra 30 giorni, a riattivare il Patto di stabilità che aveva sospeso nella primavera del 2020 causa pandemia, con questo gendarme a centro campo. Cosa vogliamo mai che ne esca?
Tronfi di una loro egemonia economica dimensionale ma non più prestazionale, i tedeschi rappresentano con la loro filosofia binaria – inflazione sì/inflazione no – un soffitto di cristallo, neanche troppo trasparente, per chiunque voglia far volare alto l’Europa. Non che ci siano grandi trasvolatori, sia chiaro: ma se ci fossero, si schianterebbero contro i nein di Berlino. Di Berlino e di Francoforte, perché è chiaro a tutti e non da oggi che la Banca centrale europea è una “dependance” del Governo tedesco e della Corte di Karlsruhe, contro i velleitarismi francesi, che giocano a fare i coéquipier della leadership europea ma nella sostanza non toccano palla.
Quindi madame Lagarde, a dispetto delle origini, gli ordini li prende dal suo Consiglio, dove comanda la Bundesbank, che ha comandato appunto che i tassi per ora restino alti, per le maggior rogne delle imprese, ma – almeno! – arginando l’inflazione (e anche la ripresa economica, e anche il lavoro, e anche i consumi: ma, si sa, “al resto ci penseremo”).
E dunque? Dunque uno poi legge che Mario Draghi auspica che l’Europa diventi uno Stato, e si chiede se l’uomo – pragmatico ai confini col cinismo com’è sempre stato – in età avanzata stia diventando un sognatore, o se vuole garbatamente sfotterci. Ma quale Stato? Quale integrazione se a cassetta siede un cerbero privo di qualunque strategia per lo sviluppo, ancorché patrimonialmente forte?
No: con questa Germania, l’Europa non va proprio da nessuna parte. Nè provvederanno a rilanciarla le destre, ammesso e non concesso che vincessero alle prossime europee e disarcionassero la stravagante maggioranza Ursula. Le destre nazionaliste – dalla Le Pen a Salvini, da Orbán ad Abascal fino all’olandese volante che ha appena vinto ad Amsterdam – si coalizzano contro questa Europa, ma non è ancora chiaro cosa farebbero se la conquistassero, perché il loro unico punto di contatto è che auspicano un’Europa minima, dove ciascuno si faccia i cavolacci propri. Figuriamoci poi in fatto di immigrazione…
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