La Commissione Europea sta valutando uno stop alle proposte di riforma di legge sul benessere animale all’interno degli allevamenti. In base ad alcune dichiarazioni fatte da alti funzionari al quotidiano Financial Times, sembrerebbe infatti che il timore di un aumento generalizzato dei prezzi nel settore agricolo, causato da nuovi regolamenti e linee guida da rispettare per gli allevatori, stia spingendo i politici a rimandare qualsiasi decisione. Questo per evitare ulteriori spinte di inflazione alimentare, già elevate a causa della crisi internazionale arrivata con la guerra in Ucraina e dell’aumento dei costi per le materie prime.



L’Ue aveva promesso alle associazioni ambientaliste e a molti cittadini favorevoli ad un necessario cambiamento di prendere provvedimenti per stabilire una legge chiara per proteggere gli animali, specialmente per quanto riguarda l’uccisione di pulcini nell’industria delle uova, le gabbie da bestiame e  gli allevamenti di animali da pelliccia, ora però Bruxelles ci ripensa, e potrebbe cancellare tutti i piani o in alternativa pensare ad una versione di riforma molto ridotta.



Ue potrebbe abbandonare la riforma sul benessere animale per il timore di fare aumentare i prezzi

Come analizza il Financial Times, i timori dell’Unione Europea in merito ad un aumento dei prezzi agroalimentari in seguito alle riforme sul benessere animale non sono infondati. Si stima infatti che gli allevatori potrebbero ripartire le spese sui consumatori finali arrivando in alcuni casi ad un costo dal 15 al 20% in più dei prodotti. Ad esempio le perdita stimata in termini economici derivate da un eventuale divieto di uccisione pulcini maschi potrebbe portare ad un prezzo finale aumentato di una confezione di uova di circa 60 centesimi. L’aumento dello spazio nelle gabbie da allevamento invece potrebbe causare un costo di 15 centesimi in più per la carne di pollo al kg.



A chiedere una legge in merito però sono molti, tra politici, cittadini ed associazioni, e l’impegno preso dall’Ue è frutto di una petizione internazionale firmata da 1,4 milioni di persone. In molti quindi, alla luce di questo rischio di abbandono hanno già criticato le dichiarazioni dei funzionari, sostenendo che un ripensamento in materia costituirebbe una grave violazione che ignorerebbe una tra le più grandi richieste democratiche fatte all’Europa.