La riforma fiscale tanto osannata dal governo Meloni, varata nel marzo scorso, è stata sonoramente bocciata dalla Commissione Europea nel pacchetto di primavera del semestre europeo: la colpa? Quella di minacciare l’equità. Vediamo insieme qual è la posizione dell’Europa in merito alla Riforma fiscale 2023.
UE boccia la riforma fiscale: no a riduizione scaglioni Irpef
“La recente proposta di riforma del sistema fiscale aumenta i rischi legati all’equità“, senza mezze parole il report sull’Italia stilato da Bruxelles ha sonoramente bocciato la legge delega.
Ma qual è l’elemento che più di tutti non è stato digerito dalla commissione Europea? Pare che “la riduzione del numero di scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche rischia di compromettere la progressività del sistema fiscale“.
All’Europa interessa che la legge delega garantisca la riorganizzazione di alcune categorie di addebiti e sanzioni fiscali affinché il sistema non sia indebolito. Soprattutto la legge delega non cita minimamente la revisione dei valori catastali che è stata un baluardo della destra: mentre Mario Draghi aveva addirittura predisposto la revisione della visura catastale, così da accogliere pienamente la revisione amministrativa del catasto, la destra italiana ha deciso di opporsi e di bloccare ciò che ai socialisti pare ormai inevitabile. Non è bastata la rassicurazione che la riforma del catasto sia sostanzialmente amministrativa e non fiscale, per la destra il passo non va fatto.
UE boccia la riforma fiscale: troppe detrazioni, poche entrate e male il taglio del cuneo
Le numerose detrazioni fiscali messe in campo dal governo e prorogate anche sulla base delle disposizioni della legislatura precedente a quella dell’attuale esecutivo, ridurrebbero le entrate così da erodere anche le garanzie del sistema paese.
Quanto alle imposte sull’energia, queste non sono state concepite per sostenere la transizione energetica verso le fonti rinnovabili, una grave pecca che la legge delega porta in seno.
Per completare il giudizio negativo la Commissione Europea boccia anche la riforma fiscale per quanto concerne la riduzione dell’elevato cuneo sul lavoro. Per Bruxelles una riforma neutrale dal punto di vista del bilancio potrebbe semplicemente “spostare la tassazione dal lavoro ad altre fonti ritenute meno dannose per la crescita “. In poche parole Bruxelles consiglia l’Italia di non ridurre le tasse ma semplicemente di cambiare il nome così da non ridurre le entrate. Ed è per questo motivo che l’Unione Europea preme e spinge ancora di più sulla revisione dei valori catastali, segno che la riforma non è soltanto amministrativa, ma prettamente economica.