L’Ue ha raggiunto l’accordo sulla riforma del patto di stabilità dopo oltre sedici ore di trattative tra le diverse parti coinvolte, dal Parlamento ai rappresentanti del Consiglio e della Commissione. L’obiettivo, come riportato da Rai News, era quello di rinnovare l’insieme delle regole che garantiscono la disciplina di bilancio dei Paesi membri, dato che esso era stato stipulato e sottoscritto nel 1997. Da allora, in molti casi, gli Stati indebitati non sono riusciti a rispettare la normativa. Da qui la necessità di renderlo più realistico, ma senza scontentare la Germania e i suoi alleati, che hanno chiesto il mantenimento del rigore.



Gli indici di base sono stati dunque confermati, ma in caso di deficit eccessivo i Paesi dell’Ue avranno la possibilità di portare avanti un percorso di aggiustamento in modo maggiormente flessibile, ottenendo più tempo nel caso in cui intraprendano riforme e investimenti. Il metodo di giudizio per garantire la sostenibilità del debito si baserebbe sull’andamento della spesa, un indicatore considerato più rilevante del deficit, che può fluttuare in base al livello di crescita. Nonostante ciò, proprio per volontà della Germania, dovrebbe essere previsto uno sforzo minimo quantificato di riduzione del debito e del deficit per gli Stati membri. 



Ue, c’è l’accordo sulla riforma del patto di stabilità: la discussione

Il compito di presentare una “traiettoria di riferimento” ai Paesi dell’Ue il cui debito pubblico supera il 60% del Pil o in cui il deficit pubblico supera il 3% del Pil, secondo il testo della riforma del patto di stabilità, spetterà alla Commissione. Essa deve rispettare la salvaguardia della sostenibilità del debito e la salvaguardia della resilienza del deficit. Sulla base del documento gli Stati dovranno presentare dei piani strutturali fiscali nazionali a medio termine che il Consiglio dovrà approvare. Il periodo di adeguamento fiscale va da quattro anni fino a un massimo di sette anni.



Il testo, nel caso in cui ci sia il via libera definitivo, entrerebbe in vigore già da adesso per i bilanci del 2025. Le discussioni tuttavia non mancano. Il nuovo documento infatti è stato criticato per la sua complessità. Non è da escludere dunque che si chiedano ulteriori modifiche per semplificare i meccanismi.