L’UE si prepara a ridefinire i rapporti commerciali con la Cina, stabilendo le regole per l’ottenimento di sussidi e l’apertura di nuove industrie che produrranno batterie per auto elettriche in vista del raggiungimento degli obiettivi per la transizione energetica. Una tecnologia che è quasi per la totalità di proprietà cinese, soprattutto per i brevetti oltre che per le conoscenze. Per questo, come ha anticipato un articolo del Financial Times che ha parlato con alcuni funzionari Ue, uno dei requisiti fondamentali per l’accesso al mercato delle aziende cinesi sarà quello di avere l’obbligo di trasferire tutte le proprietà intellettuali alle società europee.
Solo in questo modo potranno accedere alle nuove aste che verranno fissate a dicembre per richiedere la sovvenzione destinata allo sviluppo tecnologico delle batterie e dei componenti fondamentali per l’industria delle auto elettriche. La decisione, come ha commentato lo stesso quotidiano, potrebbe ricalcare a grandi linee il regolamento imposto dal regime di Pechino fino al 2022 per le stesse finalità, cioè la condivisione di tutte le conoscenze, come requisito fondamentale per accedere al mercato nazionale.
Cina potrà accedere ai sussidi Ue per le batterie elettriche a patto che condivida le conoscenze con i produttori europei
L’Ue sta sviluppando un piano che possa aumentare le possibilità di accesso al mercato europeo delle aziende cinesi per favorire la transizione energetica, senza però penalizzare troppo i produttori europei. Per limitare le importazioni a basso costo che limitano la competitività, dopo la scelta di imporre dazi, la Commissione si appresta ora ad invitare la Cina ad investire in Europa, proponendo anche la garanzia di richiedere i sussidi previsti, ma con alcuni limiti. In pratica le aziende di Pechino potranno partecipare alle aste di assegnazione dei finanziamenti, ma a patto che condividano tutte le conoscenze tecnologiche in merito allo sviluppo di batterie per auto elettriche con le industrie europee, e con vincoli che impongono anche l’apertura di nuovi stabilimenti.
Alcuni funzionari Ue hanno però sottolineato al Financial Times che questo potrebbe comportare problemi con gli Stati Uniti, che come ha confermato il neopresidente Trump, hanno intenzione di limitare ancora di più la partecipazione della Cina al mercato. La preoccupazione quindi è che con l’accesso ai sussidi e le ditte cinesi possano poi utilizzare l’Europa come base di esportazione verso l’America per pagare meno dazi doganali rispetto quelli previsti del 60%.