UE VUOLE LIMITARE LA LIBERTÀ DI PAROLA: ECCO PERCHÈ
Non solo vuole imporre la “dottrina green” e “inclusiva” alle prossime generazioni, spiegando ai cittadini come bisogna mangiare, muoversi e financo quasi vestire: ora l’Unione Europea ammette con la propria vicepresidente, senza particolare remore, di essere contraria ad una libertà di parola illimitata. Nasce tutto dalla contesa fra l’Ue e Twitter di Elon Musk, accusato di non garantire pieno controllo sulla propaganda russa che spopola nelle varie pagine del social network
E così la vice presidente della Commissione Ue Vera Jourova, durante un incontro legato alla Giornata mondiale della libertà di stampa, arriva ad ammettere candidamente: «la libertà di parola nell’Ue non è illimitata». Il discorso di Jourova, seppur comprensibile dal punto di vista logico, ammette la contrarietà ad un “free speech” completo su web, piattaforme e simili: «C’è ancora spazio per il dialogo, vorrei tanto spiegare al signor Musk la nostra filosofia: noi difendiamo la libertà di parola, difendiamo la libertà di espressione sulla disinformazione», rileva ancora la n.2 di Von der Leyen, «ecco perché abbiamo creato un sistema così complicato, che è il codice di condotta».
JOUROVA (COMMISSIONE UE) CONTRO TWITTER: “FAVORISCE PROPAGANDA
In questo codice di condotta approvato a suo tempo dall’Ue viene ribadito che non può esserci piena libertà di parola: «Twitter – ribadisce Jourova – non rende lo spazio delle informazioni digitali più sicuro e libero dalla disinformazione e dall’influenza malevola del Cremlino». Un ulteriore segnale “negativo” in merito, rileva ancora la vicepresidente della Commissione Europea, riguarda il fatto che «secondo una ricerca, l’assetto societario di Twitter avvantaggerebbe gli account gestiti da governi autoritari in Russia, Cina e Iran. Per me – aggiunge – questo è un segnale del fatto che Twitter sta venendo meno ai suoi impegni nei confronti del Codice anti-disinformazione».
Secondo Jourova la mancanza di informazione corretta è un test fondamentale per dimostrare che Twitter (e non solo) «non sono seriamente intenzionati a rispettare il Codice e, in ultima analisi, a rispettare la legge sui servizi digitali». Al netto però del contenuto effettivo delle contestazioni mosse a Twitter e Elon Musk, restano le parole pesanti come macigni sul diritto di libertà personale, parola e stampa: «la libertà di parola non è illimitata», rileva ancora Jourova per provare a contestare quel “free speech” considerato sacro dal nuovo proprietario di Twitter. Per avere piena libertà occorre limitarla: sebbene possiamo anche essere concordi in termini “etici” (magari non parlando di “limitare” bensì di “riconoscere”, ndr), come può essere promossa come idea da quella stessa Europa che allo stesso tempo ritiene inalienabile e inattaccabile qualsivoglia diritto dei singoli e delle minoranze? Chi decide quando e come vale la libertà? Ai posteri l’ardua sentenza…