Secondo la Commissione UE la piattaforma X – che un tempo era nota con il nome di Twitter, almeno prima che venisse rilevata un paio di anni fa da Elon Musk – violerebbe alcuni articoli del DSA, ovvero il Digital Service Act pensato per preservare la privacy e la sicurezza degli utenti digitali europei: si tratta del primo procedimento legale vero e proprio da quanto il pacchetto di leggi è entrato in vigore; mentre a livello generale oltre ad X ed Elon Musk, l’UE sembra aver già aperto altre indagini nei confronti dei colossi come Meta (che include Facebook, Instagram e WhatsApp), la versione cinese di Amazon AliExpresse ed – ovviamente – anche ByteDance con il suo ormai diffusissimo TikTok.
Le aziende colte ‘in fallo’ dal DSA hanno la possibilità di rimediare ai loro errori, introducendo nuove funzioni per rispettare i vincoli europei, ma di contro possono anche ignorare le accuse e pagare una multa fissata ad un massimo del 6% del fatturato globale dell’azienda. Prima di arrivare alla (forse ovvia) scelta di Elon Musk, vale la pena fare un passo indietro alle accuse mosse dall’UE: secondo la Commissione, la piattaforma X avrebbe implementato funzioni “fuorvianti” di autenticazione – le famose spunte blu a pagamento che potrebbero ingannare gli utenti -, ignorato gli obblighi di trasparenza sulla pubblicità e quelli di accesso ai dati per i ricercatori.
La risposta di Elon Musk all’UE: “Mi hanno offerto un accordo segreto per censurare X”
Tre – insomma – le accuse ‘formalizzate’ dall’UE nei confronti di X, ma rimane nel frattempo aperto ancora un quarto filone di indagine, con la Commissione che sta cercando di capire se le nuove politiche introdotte da Elon Musk potrebbero aver in qualche modo agevolato (o non limitato) la diffusione di contenuti illegali e disinformazione sulla frequentatissima piattaforma. Le strade per il miliardario sono due: accettare le richieste dell’UE e adeguarsi al DSA, oppure pagare una multa che per Elon Musk potrebbe arrivare valere qualcosa come 900 milioni di euro, dato che il fatturato di X è stimato a circa 15miliardi.
Inutile (forse) dire che uno degli uomini più ricchi del mondo, sempre contrario ad ogni tipo di obbligo, vincolo e – soprattutto – censura sembra star procedendo sulla seconda strada: sul suo X in un post ricondiviso accusa l’UE e il DSA di voler introdurre un sistema di disinformazione; mentre poco dopo è arrivato anche ad accusare la Commissione di avergli “offerto un accordo segreto illegale: se censurassimo silenziosamente i post senza dirlo a nessuno, non ci multerebbero”. Altre piattaforme non meglio precisate – sempre secondo l’accusa di Elon Musk – “hanno accettato l’accordo”, ma “X no” e (in un terzo post) promette una “battaglia pubblica in tribunale affinché i cittadini europei possano conoscere la verità”.
Elon Musk e la donazione a Donald Trump: l’indiscrezione di Bloomberg
Rimanendo ancora un attimo in tema Elon Musk – ma lasciando da parte X, la Commissione UE e il DSA – sempre nella giornata di oggi da parte di Bloomberg è arrivata l’indiscrezione di una ingente donazione da parte del miliardario proprietario di Tesla e Space-X nei confronti di un gruppo politico chiamato America Pac, molto vicino al candidato repubblicano per la Casa Bianca Donald Trump: il valore della donazione verrà reso pubblico solamente tra un paio di giorni ma fonti di Bloomberg parlando di una cifra “considerevole”. Ignote le ragioni di questa tardiva donazione, ma possiamo in qualche modo collegare il tutto alla causa aperta dall’UE contro X, con Elon Musk che da tempo ha dichiarato di voler essere tra i più vicini consiglieri di quello che ipotizza essere il prossimo presidente americano, dopo averlo riaccolto nella sua piattaforma e averla resa molto più simile al social Truth, lanciato proprio dal Tycoon in corsa per la Casa Bianca.