La Corte di Giustizia dell’Ue lo scorso 7 marzo, come riportato da La Verità, si è pronunciata sul decreto ministeriale del 16 marzo 1999 emanato da Pier Luigi Bersani che ha introdotto i cosiddetti certificati verdi, ovvero titoli elargiti dal sistema elettrico (Gse) a chiunque producesse elettricità eolica e fotovoltaica, e l’obbligo, per chiunque avesse prodotto energia elettrica, che almeno il 2% (minimo che col tempo aumentò) fosse proveniente proprio da questo tipo di tecnologie. L’obbligo in questione, valevole anche per gli importatori di elettricità, poteva essere ottemperato anche semplicemente acquistando i certificati verdi.
I giudici europei hanno definito la misura illegittima. La sentenza ha stabilito infatti che uno Stato membro ha il diritto di accertarsi che l’energia elettrica importata sia in ottemperanza alle politiche energetiche ambientali dell’Ue, ma non può imporre una tassa perché essa sarebbe in contrasto col principio della libera circolazione delle merci tra i Paesi dell’Unione. È così che gli importatori che non pagarono ai tempi, non dovranno farlo neanche adesso.
Ue: decreto su certificati verdi emanato da Bersani nel 1999 è illegittimo: ci saranno risarcimenti?
Se chi non pagò la tassa, a posteriori, fece bene, ci furono anche produttori e importatori che invece lo fecero, nonostante il decreto ministeriale del 16 marzo 1999 emanato da Pier Luigi Bersani fosse di fatto illegittimo, come stabilito nelle scorse settimane anche dall’Ue. Ciò ai tempi provocò un aumento delle bollette. I penalizzati invece si rivalevano sull’utente finale tramite gli “onore di sistema”. Anche se nella realtà, per i vari punti deboli della misura, l’energia realmente di origine green era poca.
Il meccanismo in questione è andato avanti fino al 2011, quando l’ultimo Governo di Silvio Berlusconi ha tolto l’obbligo in questione con decreto legislativo numero 28, proprio perché i documenti usati non erano idonei a certificare la vera origine dell’energia. Una sensazione confermata adesso anche dalla Corte di Giustizia europea. I giudici, tuttavia, non hanno stabilito se le somme ingiustamente versate per 10 anni dai produttori verranno risarcite né tantomeno se lo Stato risarcirà gli utenti finali, che hanno avuto la peggio attraverso gli aumenti nelle bollette.