Lo scontro tra Ue e Ungheria sul fronte Lgbtq arriva alla Corte di giustizia. La Commissione europea, infatti, ha deciso di deferire l’Ungheria, contestando la legge sul divieto di promozione dell’omosessualità ai minori che è stata fortemente voluta dal premier Viktor Orban. Il provvedimento, approvato nel giugno dell’anno scorso, era stato definito «vergognoso» dalla presidente dell’esecutivo europeo Ursula von der Leyen. Sottoposto ad un referendum in aprile, è risultato poi nullo per non aver raggiunto il quorum. Tale legge prevede il divieto di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, nei media e nelle scuole, che ritragga o promuova l’omosessualità o il cambio di sesso.
Secondo la Commissione Ue, si configurano diverse violazioni a causa di questa legge. Ad esempio, viola le regole del mercato interno, i valori europei e i diritti fondamentali delle persone, in particolare Lgbtq. Bruxelles ha ribadito come la protezione dei bambini sia una priorità assoluta per l’Unione europea e per gli Stati membri, quindi ritiene che la legge dell’Ungheria contenga disposizioni ingiustificate.
LGBTQ, UE VS UNGHERIA: NUMEROSE VIOLAZIONI
Non sono giustificate, ad esempio, «sulla base della promozione di questo interesse fondamentale» o sono «sproporzionate a raggiungere l’obiettivo dichiarato». Per la Commissione Ue sono molte, dunque, le norme che l’Ungheria ha violato, a partire dalla direttiva sui servizi dei media audiovisivi, passando per la norma sul commercio elettronico, il diritto alla protezione dei dati e il principio della libera prestazione dei servizi. La legge ungherese viola altresì «in modo sistematico diversi diritti fondamentali» che sono sanciti dalla Carta dei diritti europei, come l’inviolabilità della dignità umana, il diritto alla libertà di espressione e di informazione, il diritto alla vita privata e familiare, oltre che il diritto alla non discriminazione.
A causa della «gravità di tali violazioni», le disposizioni impugnate violano per Bruxelles «anche i valori comuni di cui all’articolo 2 Tue». Il deferimento alla Corte di giustizia Ue è la fase successiva alla procedura d’infrazione avviata il 15 luglio dell’anno scorso con l’invio all’Ungheria di una lettera di messa in mora cui fece seguito l’invio di un parere motivato. Per la Commissione Ue le autorità magiare non hanno risposto in maniera sufficiente ai timori sollevati su uguaglianza e protezione dei diritti fondamentali né si sono impegnate a risolvere la questione.