Per Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, il 2023 è “l’anno delle competenze”, come dichiarato nel suo discorso sullo stato dell’Unione Europea 2023. Un discorso che rimanda all’aspetto tecnico delle competenze ma che sembra lasciare indietro l’aspetto del peso sociale e delle responsabilità che derivano da tali competenze. Sfaccettature, queste, che si possono acquisire soltanto ponendo al centro la famiglia e le relazioni familiari, fondamentali per ogni individuo.



Come analizza il Presidente della Federazione associazioni familiari cattoliche europee (Fafce) Vincenzo Bassi tra le pagine del quotidiano Avvenire, “la persona con competenze va considerata non tanto come privilegiato quanto piuttosto come persone più responsabile di altri verso la comunità di appartenenza”, ma ciò può accadere soltanto se al centro dell’Europa si trova la famiglia con il suo ruolo relazionale e sociale. Infatti, “le capacità tecniche esercitate senza senso di responsabilità verso la comunità diventano un privilegio, che aumenta le disuguaglianze all’interno della società”. Un talento, una competenza, dunque, dovrebbe piuttosto essere vista come un dono da mettere a disposizione della comunità, anziché sfruttarla per gli interessi propri o magari di corporazioni. Insomma, le competenze di cui parla l’Europa in realtà dovrebbero essere indispensabili per far crescere l’intera comunità, anziché essere impiegate soltanto in funzione della produttività della singola persona.



Unione Europea, “senza ruolo della famiglia, competenze rendono i cittadini degli ingranaggi”

Per l’Unione Europea il 2023 è l’anno delle competenze, ma il ruolo e l’impiego di esse deve includere anche il concetto di famiglia e di relazioni famigliari per poter acquisire un peso sociale ed etico. Come analizzato su Avvenire, il rischio è infatti che “il cittadino europeo, nonostante le capacità tecniche, diventa individuo fungibile, perde la sua funzione sociale ed è trattato come un semplice ingranaggio, pensato da altri, utile solo a questi ultimi”. In questo quadro, mettere al centro la famiglia e la sussidiarietà diventa centrale in quanto il nucleo famigliare insegna l’importanza dell’impegno gratuito, delle azioni che non hanno altro fine che quello di contribuire al benessere e ai bisogni della famiglia tutta. Senza interessi economici o secondi fini personali.



Mettere al centro la famiglia quando si parla di competenze è fondamentale anche nel momento in cui la tecnicità si trasmette attraverso il confronto tra diverse generazioni, passando quindi dal piano astratto dell’insegnamento a quello concreto della messa in pratica. In ultima analisi,  per il Presidente della Fafce Vincenzo Bassi serve appunto recuperare quel principio di sussidiarietà: “la famiglia si organizza comprendendo e adattando le capacità personali di ciascuno ai bisogni e alle esigenze dei suoi membri”.