Quello di Granada doveva essere il vertice (informale) Ue sull’allargamento e la nuova “agenda strategica europea”, invece è diventato un summit sull’immigrazione. È stata Giorgia Meloni a portare in cima all’agenda dei lavori il dossier migratorio con un vortice di incontri bilaterali culminati nel faccia a faccia con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Mentre in Italia le discussioni erano tutte centrate sul caso del giudice Iolanda Apostolico e la sua discutibile partecipazione a una manifestazione di protesta contro Matteo Salvini, nel Sud della Spagna la presidente del Consiglio ha tentato di convincere i partner a sposare la linea italiana del blocco delle partenze contro i trafficanti di clandestini. Polonia e Ungheria si sono sfilate, confermando che sul tema migranti non esiste solidarietà tra sovranisti. Il veto di Varsavia e Budapest ha azzoppato la Dichiarazione di Granada. La stessa Meloni ha dovuto riconoscere che tra gli alleati di Visegrád “è prevalsa la difesa degli interessi nazionali”, un principio che d’altra parte lei pure rivendica.
Ma il successo italiano è stato quello di favorire il riavvicinamento con la Germania dopo giorni e giorni di polemiche sul sostegno tedesco alle Ong e sugli aiuti al Nordafrica. “Scholz è d’accordo sulla strategia italiana in Tunisia, sa bene che quel lavoro può dare risultati seri”, ha spiegato la premier. Una distensione confermata dallo stesso cancelliere: “Con Meloni ci siamo compresi, siamo pragmatici, non lavoriamo gli uni contro gli altri ma l’uno con l’altra”. Tutto ciò era stato preceduto dal dialogo dell’Italia con il capo del governo britannico Rishi Sunak e con Albania, Olanda, Francia e Commissione Ue a margine del vertice della Comunità politica europea.
L’avversario numero uno della strategia meloniana sono le urne. Tra una settimana si vota in Polonia e Mateusz Morawiecki non farà sconti all’alleata italiana. La quale, in vista delle elezioni europee, avrà crescenti difficoltà a fare breccia anche nei popolari e soprattutto tra i socialisti. Inoltre, ci sono in ballo 15 miliardi promessi da Ursula von der Leyen per l’emergenza migratoria, ma non è ancora chiaro come verrebbero spesi. La Meloni ha già fatto sapere che dovrebbero essere destinati ad aiutare l’Africa in una “partnership complessiva”, e non al sistema europeo di accoglienza. Il prossimo passo sarà al vertice intergovernativo tra Italia e Germania che si terrà a Berlino a fine novembre.
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