I comunicati stampa vanno letti con attenzione. E così le dichiarazioni, spesso veloci ove non proprio estemporanee, di uomini politici nei momenti di pausa nel corso di un vertice di Ventisette Capi di Stato e di Governo, quale è un “Consiglio straordinario” dell’Unione europea.
È una riflessione che sorge spontanea dopo la lettura di numerosi commenti sull'”isolamento” dell’Italia in quanto non invitata alla cena all’Eliseo in cui il Presidente francese Macron ha ospitato il Cancelliere tedesco Scholz e il Presidente ucraino Zelensky. Se c’ è stata una gaffe protocollare, la si deve attribuire all’inquilino dell’Eliseo, la cui firma è ancora calda a quel Trattato del Quirinale con cui rinsaldare l’amicizia italo-francese. Può essere che tra una portata e l’altra, e un’ampia selezione di formaggi e vini d’Oltralpe, si siano affrontati – come ha suggerito Zelensky – temi segretissimi di cui solo Francia, Germania e Ucraina potevano essere al corrente (alla faccia della solidarietà e della coesione europea!).
È anche possibile che i ritardi, da parte dell’Italia, nella ratifica della versione aggiornata del Meccanismo europeo di stabilità e il rinvio della procedura di gara per le concessioni balneari possano avere spinto il resto dell’Ue a dare un segno di irritazione. Occorre ricordare che dall’istituzione della Comunità economica europea i rapporti tra Italia, da un lato, e Francia e Germania, dall’altro, non sono mai stati ottimi: con Francia e Germania che aspiravano a un ruolo di leadership in una Cee a sei Stati membri (di cui tre piuttosto piccoli) e l’Italia che faceva l’occhiolino alla Gran Bretagna, sperando di riequilibrare i rapporti di forza.
Tutti aspetti facilmente riparabili con una cena a palazzo Chigi: non ha lo splendore dell’Eliseo, ma la sua figura la fa. I piatti principali dovrebbero essere: l’invio al Parlamento del disegno di ratifica del Mes e il mantenimento degli impegni (dopo circa vent’anni) in materia di concorrenza e funzionamento del mercato unico… meglio tardi che mai o che rinviare di anno in anno (dopo una sentenza molto esplicita del Consiglio di Stato).
Tuttavia, su due temi di grande importanza per l’Italia (aiuti di Stato e immigrazione) si sono fatti progressi nella direzione auspicata da Roma. Per i dettagli delle conclusioni, cliccare qui.
In sintesi, in materia di aiuti di Stato non viene (per ora) recepita la proposta della Commissione a proposito di un fondo “sovrano europeo”, ma si chiedono regole più flessibili e “più prevedili”, due richieste su cui l’Italia è stata in prima linea. Occorrerà – come si è sottolineato più volte su questa testata – cautela per evitare che imprese diventino dipendenti da sovvenzioni pubbliche e si indeboliscano sempre di più e che la concorrenza non venga falsata troppo e per periodi troppo lunghi. Si tratta, comunque, di un importante passo in avanti.
In materia di immigrazione, si propone – credo per la prima volta – una risposta comune dell’Ue, ma senza sviscerare troppo le questioni della solidarietà e della responsabilità. Più controlli e protezione delle frontiere esterne, ma senza nuove aperture dalla Commissione Ue sul finanziamento dei muri di confine. È questo il punto di partenza: come rispondere tutti insieme, a Venntisette, con un “approccio globale”, che combini “una maggiore azione esterna, un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Ue e aspetti interni, nel rispetto del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Ue e della protezione dei diritti fondamentali”, si legge nel testo finale. Tutto in linea con quanto già messo nero su bianco.
Secondo quanto chiedono i leader dei Ventisette Stati membri riuniti al Consiglio Ue, il lavoro sulla dimensione esterna si dovrà concentrare sull’azione “per prevenire le partenze irregolari e le perdite di vite umane, per ridurre la pressione sulle frontiere dell’Ue e sulle capacità di accoglienza, per combattere i contrabbandieri e per aumentare i rimpatri”, anche grazie alla cooperazione con i Paesi di origine e di transito. In questo senso la Commissione è invitata a presentare “in via prioritaria” altri tre Piani d’azione, sul modello di quelli sul Mediterraneo centrale e sui Balcani Occidentali: per l’Atlantico, il Mediterraneo Occidentale e il Mediterraneo Orientale. Ma l’invito è esteso anche al “fare pieno uso” del meccanismo previsto dal Codice dei visti per “introdurre misure restrittive in materia di visti nei confronti dei Paesi terzi che non collaborano ai rimpatri” di persone migranti.
Occorre concentrarsi sul punto 23 delle conclusioni del Consiglio Ue sulla migrazione quello su cui vale la pena concentrarsi. Perché nel riconoscimento della priorità di “assicurare un controllo efficace delle frontiere esterne terrestri e marittime”, trovano spazio diverse sensibilità. Tra queste si riconoscono quelle italiane, sia sulla “specificità delle frontiere marittime, anche per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane”, sia sulla “necessità di una cooperazione rafforzata per quanto riguarda le attività di ricerca e salvataggio”, quindi un codice di condotta Ue per le Ong. Le altre frontiere sono quelle terrestri, ed è qui – davanti alle richieste di un gruppo di Paesi membri di finanziare i muri di confine con fondi comunitari – che si sta giocando la partita decisiva nei rapporti tra Commissione e Consiglio Ue.
Qui si inseriscono le due richieste-chiave dei Ventisette al gabinetto von der Leyen in materia di immigrazione. Prima di tutto i “progetti pilota di gestione delle frontiere”, che la Presidente von der Leyen ha precisato essere due: “Un pacchetto integrato di infrastrutture mobili e fisse, come strade, torrette di controllo e sorveglianza elettronica, che implica finanziamenti Ue e bilaterali” tra gli Stati membri e “un progetto pilota sulle procedure alla frontiera, per le migliori prassi sulle procedure di asilo, le registrazioni e i rimpatri”.
La seconda richiesta invece è di “mobilitare immediatamente fondi e mezzi sostanziali dell’Ue per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere”, anche attraverso una “strategia europea di gestione integrata delle frontiere”.
Quando manca poco più di un mese al Consiglio Ue ordinario di marzo, i Ventisette attendono “quanto presenterà la Commissione e poi ritorneremo a confrontarci”, è l’ultimo messaggio del Presidente Michel al termine di una lunghissima giornata di lavori tra i leader Ue.
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