Domenica ha preso il via la Conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrebbe ultimare i suoi lavori tra circa un anno, con l’obiettivo di ridisegnare la governance dell’Ue. Si immaginano modifiche ai Trattati per superare il principio delle decisioni prese all’unanimità dai Paesi membri o per introdurre figure come il ministro delle Finanze unico. Tuttavia, come ricorda Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «sono tanti i problemi che possono incidere negativamente su questa Conferenza».
Quali?
Il primo è relativo alla linea dei cosiddetti Paesi frugali, i quali praticamente si oppongono a qualsiasi riforma, hanno fatto fatica ad accettare e considerano transitori interventi come il Sure, il Next Generation Eu, nonché le politiche monetarie espansive della Bce, e vogliono evitare che siano resi in qualche modo misure con carattere strutturale. Si tratta di un atteggiamento assurdo e inaccettabile.
Perché?
Anzitutto perché si sono già visti in passato i problemi creati da un’architettura poco funzionale e con norme complicate come quella dell’Ue, che ha portato alla decisione della Gran Bretagna di uscirne. Inoltre, senza gli interventi che i Paesi frugali criticano non ci sarebbero politiche per affrontare i diversi cicli economici che, attraverso l’accelerazione delle innovazioni, potrebbero diventare più rapidi o con maggiori effetti sull’economia. Si tratta di una situazione che certamente non aiuta la crescita.
Quali altri problemi ritiene possano incidere negativamente sui lavori della Conferenza?
Da un lato, la linea antiquata, ben rappresentata in Italia dai 5 Stelle, secondo cui natura e sviluppo economico sono agli antipodi, mentre oggi è chiaro che ci sono innovazioni che possono aiutare a risolvere i problemi ambientali. Dall’altro, la confusione e la divisione della sinistra in Europa. Si tratta di aspetti politici non indifferenti nel momento in cui si ha l’ambizione di ridisegnare l’Ue. Senza trascurare quello che è forse il problema principale: la mancanza di veri leader europei.
È un problema che potrebbe essere superato nel momento in cui si andrà al voto in Germania e la Francia avrà la presidenza dell’Ue, proprio nel primo semestre del 2022 quando dovrebbero chiudersi i lavori della Conferenza?
Credo che dopo tanti anni di Merkel in Germania non sarà facile trovare un Cancelliere gradito a tutti. Macron continua invece a vivere un momento di debolezza politica. Credo quindi che l’asse franco-tedesco sarà più debole e avrà meno capacità decisionale.
Questo potrà essere un vantaggio per l’Italia. Draghi, sta sempre più emergendo come leader europeo, potrà avere un ruolo importante durante questa Conferenza?
Non essendoci più la Gran Bretagna, l’Italia avrà un ruolo fondamentale. Draghi ha una statura europea e una capacità di immaginazione superiore a quella della Merkel, è il principale innovatore che abbiamo in Europa. Io credo che uno dei temi che dovrà essere affrontato sia quello di chi deve rappresentare il nostro Paese: il capo del Governo o il capo dello Stato?
Cosa sarebbe meglio, secondo lei?
Visto che i Governi sono più transitori, sarebbe meglio fosse che a rappresentarci fosse il presidente della Repubblica. E, secondo me, Draghi sarebbe un ottimo rappresentante dell’Italia in Europa. Tuttavia, non credo che questo basterebbe a garantire il buon esito della Conferenza sul futuro dell’Europa.
È quindi pessimista sull’esito dei lavori appena cominciati?
Più che altro ho l’impressione che la Conferenza non sarà decisiva. Siamo in un periodo di transizione, non solo per quel che riguarda gli equilibri politici all’interno dei principali Paesi membri, ma anche per quel che riguarda lo scacchiere internazionale: l’Europa si sta riavvicinando agli Usa e questo comporta guardare la Cina in modo diverso rispetto al recente passato. Non è poi chiaro con che prospettiva l’Europa guardi la vicina Africa. Ci sono tuttavia problemi di architettura evidenti che vanno affrontati. Il primo dei quali è stabilire in maniera netta se l’Ue significa euro oppure no.
Tra i temi che dovrebbero essere discussi in questo anno ci sono quelli del superamento delle decisioni prese all’unanimità e l’introduzione del ministro delle Finanze unico. Cosa ne pensa?
Credo che occorra avere in mente che l’Europa non è una federazione o una confederazione in senso giuridico: l’Ue è fatta di nazioni, non può essere un melting pot senza nazioni. Per quanto riguarda il ministro delle Finanze unico, penso sia essenziale, il problema è che deve essere dotato degli strumenti adeguati per operare, senza dimenticare che dovrebbe esprimersi per quel che riguarda l’Eurozona. Resta da capire il ruolo che avrebbe rispetto agli altri Paesi. E qui torniamo a quel che dicevo poco fa sulla distinzione tra Ue ed euro.
(Lorenzo Torrisi)
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