Europa, entrata dal 1 ottobre in vigore la Carbon Tax, tariffa che si applicherà su tutte le importazioni dall’estero di prodotti che provocano emissioni di Co2. Una tassa che è ancora in via di sperimentazione e non verrà resa operativa pienamente da subito ma in fase transitoria e soltanto per le industrie che acquistano determinati beni. E cioè cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. Questa decisione però, unica nel suo genere al mondo, rischia di penalizzare tutte le imprese e non solo, c’è anche il problema ritorsioni da paesi terzi che potrebbero aumentare i prezzi in vista delle tariffe maggiorate.



Questa fase dovrà servire come periodo di apprendimento per tutti gli enti coinvolti, fino a conclusione del periodo con l’obiettivo finale previsto nel 2026, anno a partire dal quale, ogni importazione dovrà essere dotata di un certificato relativo alle emissioni di gas serra detto CBAM. Uno standard europeo che dovrà servire a tutelare la regolamentazione del Green Deal, cercando di far rispettare gli accordi sul clima anche ai paesi che importano in tutta l’Ue.



Carbon Tax Ue, Assofermet Acciai “Rischio penalizzazione industrie e aumento prezzi del 15%”

Il CBAM, certificato delle emissioni di Co2 di tutti i prodotti importati dall’estero considerati inquinanti, sarà lo strumento di monitoraggio dell’Europa per controllare il carbonio direttamente alle frontiere. Un nuovo dazio doganale che sarà applicato per conformarsi alle regole ambientali volute dal Green Deal e dal processo di decarbonizzazione. Sono però arrivate dure critiche a questo provvedimento, in Italia specialmente da parte di Assofermet Acciai.

Il presidente Paolo Sangoi ha infatti dichiarato che questa nuova misura imporrà un aumento dei prezzi di tutti i metalli non ferrosi del 15%. Il che potrebbe ripercuotersi su tutto il settore industriale già penalizzato dalla crisi economica e dai consumatori dei prodotti finali, andandosi a sommare ai problemi del caro prezzi e dell’inflazione generalizzata. Aggiungendo che: “Se il CBAM non verrà radicalmente rivisto, potrebbe minare la competitività di una parte significativa del settore manifatturiero europeo“.