È Joachim Nagel il manager nominato dal Governo tedesco alla direzione della Deutsche Bundesbank, la banca centrale tedesca, come successore di Jens Weidmann. La domanda che circola in Europa è se e in quale misura la linea di Nagel si discosterà da quella di Weidmann, fautore quest’ultimo, o meglio propositore inascoltato, di una politica di austerità senza compromessi. Secondo il detto “nomen omen”, così non dovrebbe essere: Nagel in tedesco significa “chiodo”, oggetto non particolarmente flessibile…



Classe 1966, originario di Karlsruhe (nella parte Baden del Land del Baden-Wuerttemberg), Nagel è un economista appartenente alla corrente nota come ordoliberalismo. Tale dottrina rappresenta la variante tedesca del liberalismo economico, secondo cui l’intervento statale è un fattore indispensabile affinché il libero mercato produca risultati vicini al suo potenziale teorico. Gli ideali ordoliberali costituiscono il fondamento dell’economia sociale di mercato in salsa tedesca, che ha prodotto il Wirtschaftswunder (miracolo economico) nel secondo Dopoguerra. In altre parole, siamo nel pieno solco della scuola economica tedesca.



La carriera di Nagel si è svolta interamente nel settore della finanza pubblica. Dopo un inizio in ambito accademico, Nagel ha esordito alla Bundesbank nel 1999, come capo dell’ufficio di Hans-Helmut Kotz, presidente del Landeszentralbank di Brema, Bassa Sassonia e Sassonia-Anhalt. Dal 2003 ha lavorato presso la sede della Bundesbank a Francoforte, dove nel 2008 è diventato capo del dipartimento dei mercati centrali. Nel dicembre 2010 ha sostituito il dimissionario Thilo Sarrazin nel consiglio di amministrazione della Bundesbank. Dal 2016 al 2021 ha lavorato per la KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau, l’equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti) e per la Banca dei regolamenti internazionali, ultimo incarico prima della recente nomina alla Buba.



La nomina di Nagel è stata a accolta con favore da economisti e associazioni bancarie. Christian Sewing, presidente dell’Associazione delle banche tedesche (BdB), nonché Ceo di Deutsche Bank, ha definito Nagel “un esperto con molti anni di esperienza presso le banche centrali e un’ottima conoscenza dei mercati finanziari”, mentre il Presidente dell’unione delle Sparkassen Helmut Schleweis ha affermato che con Nagel la Bundesbank “continuerà la sua tradizione di una politica monetaria orientata alla stabilità” (fonte: Die Zeit).

Come ricordato, Nagel succede a Jens Weidmann, portavoce di un’interpretazione letterale dei trattati, secondo cui la Bce dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla stabilità dei prezzi. La posizione di Weidmann era regolarmente in minoranza nel consiglio direttivo della Bce, ai tempi di Mario Draghi e anche con la presidenza di Christine Lagarde. La linea del Governo tedesco non sembra essere cambiata: l’obiettivo strategico resta quello di ottenere un graduale irrigidimento della politica monetaria. La novità sembra essere piuttosto nella scelta di un metodo più flessibile, orientato alla mediazione e alla costruzione di alleanze. Nagel, definito “la più colomba dei falchi”, potrebbe essere l’interprete giusto per il nuovo copione.

Quali dossier attendono Joachim Nagel? Al futuro capo della Bundesbank verranno richieste azioni per contrastare le spinte inflazionistiche in atto. La percezione di molti osservatori è che l’inflazione sia dovuta a variabili di natura esogena, come l’aumento dei prezzi energetici e il disallineamento tra le dinamiche di domanda e offerta in uscita (speriamo) dalla pandemia (pensiamo ai ritardi causati dalla mancanza di chip elettronici all’industria automobilistica). L’aspettativa e la speranza è che la situazione si risolva da sola: se così non fosse, le opzioni a disposizione della Bce potrebbero essere limitate.

Uno dei trigger inflazionistici potrebbe infatti scaturire dal programma di acquisto dei titoli del debito pubblico dei Paesi membri, effettuato dalla Bce con denaro creato “stampando moneta”. Secondo l’ex Presidente dell’IFO Hans-Werner Sinn, una soluzione per ridurre la liquidità in eccesso consisterebbe nella vendita da parte della Bce dei titoli di stato acquistati dai vari Paesi, che dovrebbero quindi restituire il denaro corrispondente alla banca centrale. Il denaro verrebbe quindi “distrutto”, ripristinando in tal modo l’equilibrio iniziale. Questa soluzione naturalmente metterebbe in crisi i Paesi indebitati (che vedrebbero i tassi di interesse sul debito schizzare verso l’alto) e risulta quindi non praticabile.

Un altro elemento di attenzione potrebbe essere rappresentato dalla dimensione del saldo Bundesbank di TARGET2, il meccanismo di compensazione dei flussi finanziari tra i Paesi dell’Eurozona. Il sistema è utilizzato, ad esempio, quando un cittadino greco, volendo acquistare un’automobile Volkswagen, chiede alla sua banca commerciale greca di effettuare un trasferimento di denaro sul conto della Volkswagen, presso una banca commerciale tedesca. Il meccanismo è concepito in modo che l’ordine di trasferimento transiti per le banche centrali, dove le banche commerciali hanno un conto: nell’esempio, l’ordine si traduce in una richiesta da parte della Banca di Grecia alla Bundesbank di attivare il trasferimento di denaro. Dal momento che il denaro lo mette la banca centrale ricevente, quest’ultima avrà un credito nei confronti della banca centrale ordinante: i crediti /debiti delle banche centrali sono appunto i saldi TARGET2.

I valori dei saldi hanno oscillato attorno allo zero dal 2007 fino al 2011, quando sono esplosi per effetto della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona. Dopo un parziale rientro, le curve dei saldi hanno ripreso a divaricarsi a partire dal 2014, anche in risposta al programma di Quantitative easing impostato dalla Bce: attualmente il saldo positivo della Bundesbank è pari a circa 1.000 miliardi di euro, che corrisponde all’incirca alla somma dei saldi negativi di Italia e Spagna. In pratica, la Germania è il più grande creditore dell’Eurozona, i due Paesi latini sono i più grandi debitori. La dimensione del saldo TARGET2 della Bundesbank, che contribuisce a rendere la Germania il secondo Paese al mondo in termini di posizione finanziaria netta, potrebbe secondo alcuni economisti costituire un fattore di rischio e/o instabilità.

I problemi da risolvere quindi non mancano e dalla soluzione che verrà data dipenderà il futuro dell’Eurozona e dell’Unione europea. Joachim Nagel non avrà modo di annoiarsi…

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