Un corpo d’intelligence del tutto simile a quello della CIA ma dedicato al territorio UE e nuovi strumenti finanziari per la spesa comune: questa l’estrema sintesi – che ora approfondiremo nel dettaglio – del recentissimo report sulla Difesa dell’Unione Europea presentato in quel di Bruxelles dall’ex presidente finlandese Sauli Niinistö su un mandato che gli era stato affidato qualche mese fa alla – nel frattempo rieletta – presidente Ursula von der Leyen e che serviva a tracciare il percorso futuro di un comparto che sembra essere sempre più importante a fronte di scenari globali bellicosi e complessi.
Il mandato sulla Difesa UE, insomma, ricalca a grandi linee quelli similari affidati – da un lato – a Mario Draghi sul tema della competitività e – dall’altro – ad Enrico Letta per quanto riguarda il mercato unico, ed esattamente come i nostri ex premier anche il finlandese sembra essere giunto grosso modo alla stessa conclusione: l’Unione Europea deve muoversi sempre più in direzione di una federazione sovranazionale vera e propria che metta definitivamente in contatto tutti e 27 gli stati membri con un governo, un sistema economico, uno fiscale e una difesa comuni.
Il futuro della Difesa UE secondo Niinistö: “Una CIA europea e fondi comuni”
Lo stesso Niinistö – infatti – nel report sulla Difesa mette in chiaro che “dobbiamo imparare a fidarci l’uno dell’altro” perché con l’intensificarsi e il moltiplicarsi delle minacce diventa sempre più chiaro che “uno Stato membro non può affrontarle da solo“: l’ex presidente finlandese non accenna a nulla di simile ad un esercito comune, ma avanza l’ipotesi di lavorare in direzione di meccanismi economici sul modello dei defense-bond per finanziare comunitariamente un comparto che restituisce prestigio militare all’Unione Europea.
Oltre agli investimenti, secondo Niinistö l’UE dovrebbe anche valutare la possibilità di creare un “servizio di cooperazione di intelligence a pieno titolo a livello europeo” che ricalchi il modello della CIA americana, ipotizzando anche una vera e propria rete interna di antisabotaggio che intervenga su richiesta degli stati membri quando occorre supporto a fronte di una (presunta o vera) minaccia di intelligence.