L’Unione europea deve riflettere sulla libertà che dà agli Stati di risolvere i loro problemi. L’attacco non arriva da un politico di destra, ma da Pedro Nuno Santos, il nuovo leader socialista del Portogallo. Economista di formazione, aspirava a guidare il Partito socialista portoghese, ma non di certo per il terremoto giudiziario che ha portato alle dimissioni di Antonio Costa a novembre, accelerando le primarie vinte appunto dall’ex ministro delle Infrastrutture e delle Abitazioni, carica da cui si era dimesso nel 2022 per uno scandalo relativo all’autorizzazione di un risarcimento ad un amministratore della compagnia aerea di bandiera Tap. Scandalo ormai superato, infatti ora è in testa ai sondaggi per le elezioni del 10 marzo. «Gli errori fanno parte della vita e della politica, bisogna assumersi le proprie responsabilità e andare avanti. E la verità è che in meno di un anno sono diventato leader del partito», dichiara nell’intervista rilasciata a El Pais. Inoltre, assicura che il Portogallo non ha più problemi di corruzione di altri Paesi: «Vediamo casi giudiziari in tutta Europa. L’indipendenza della magistratura è un principio fondamentale del nostro Stato di diritto e dobbiamo rispettarlo e conviverci».



Nel frattempo, cresce il sostegno all’estrema destra, per diverse ragioni. «Una di queste è che una parte della popolazione sente che la politica non risponde ai suoi problemi, è arrabbiata e si allontana dai partiti tradizionali per unirsi a forze populiste che promettono tutto, quello che è possibile e quello che non lo è». Nel caso del Portogallo, si riscontra poi la fragilità del principale partito di centrodestra, che spinge gli elettori più a destra secondo il leader socialista. «E ovviamente i casi giudiziari che coinvolgono i politici al governo contribuiscono a dare elettori al Chega, che si presenta come un partito anti-establishment ma ha i vizi dei peggiori politici del sistema», aggiunge Pedro Nuno Santos.



L’ATTACCO DI PEDRO NUNO SANTOS ALL’UE

Si arriva, quindi, alle politiche di Bruxelles. Secondo il leader socialista portoghese, «l’Unione europea deve fare una riflessione molto importante su come si organizza, su come risponde alle crisi e su quanta libertà concede agli Stati di rispondere ai problemi. I cittadini non percepiscono che le elezioni europee hanno conseguenze, l’affluenza alle urne è molto bassa e votano più per giudicare la politica nazionale che quella dell’UE». Pedro Nuno Santos è molto critico nell’intervista a El Pais: «Chiedono ai loro governi risposte che a volte non sono in grado di fornire perché condizionati da Bruxelles. Abbiamo un’architettura economica europea che impone regole rigide agli Stati e limita la loro libertà di rispondere ai problemi nazionali. È auspicabile che questa difficoltà di risposta nazionale sia compensata da una risposta europea, ma questa risposta europea non è stata sufficiente a compensare le restrizioni imposte ai governi nazionali».



Pur essendo sostenitore del progetto europeo, ritiene che sia «incompiuto» e che vada migliorato. «Abbiamo raggiunto un’importante integrazione economica e finanziaria, ma dobbiamo spingerla a diventare anche un progetto sociale. Dobbiamo discutere per ottenere un’architettura economica e politica che faciliti la difesa dei nostri servizi pubblici e affronti questioni come il problema degli alloggi», conclude.