Il modello ‘pay or consent‘ – che a breve definiremo nel dettaglio – adottato da Meta e da molti altri portali online è stato fermamente bocciato dalla Commissione UE in una sentenza preliminare emessa nella giornata di oggi: i prossimi passi prevedono la possibilità di depositare una memoria di difesa entro un limite massimo di 12 mesi, al termine dei quali la Commissione pubblicherà le sue conclusioni definitive dopo gli eventuali (e crediamo attesi) aggiornamenti. L’opinione della Commissione segue a stretto giro di un paio di mesi l’analoga condanna – quella volta non incentrata su Meta, ma solo sul modello ‘pay or consent’ – da parte del Garante UE per la Protezione dei Dati (l’EDPB) che già lo scorso aprile aveva sollevato dei dubbi etici e legali.
Facendo un passetto indietro prima di arrivare alla sentenza di oggi della Commissione (ed anche alla risposta del colosso tech che possiede Facebook, Instagram e WhatsApp) è bene ricordare che con il modello ‘pay or consent’ ci si riferisce a tutti quei banner – presenti tanto su Meta, quanto sulla maggior parte dei quotidiani italiani – che invitano l’utente ad accettare il trattamento dei dati personali, oppure a pagare un abbonamento per rimuovere la pubblicità dal sito.
L’opinione della Commissione UE sul modello ‘pay or consent’ e la risposta di Meta: “Pronti a collaborare”
Inutile sottolineare che il modello ‘pay or consent’ usato da Meta – e qui veniamo all’opinione di oggi della Commissione UE – è stato giudicano “non conforme al Digital Markets Act” europeo perché non può limitare le tutele ai soli utenti in grado di pagare un abbonamento mensile. “La scelta binaria – spiega la Commissione – costringe gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali”; mentre la violazione del DMA dell’Ue è legata al fatto che il modello ‘pay or consent’ “non fornisce [agli utenti che non vogliono pagare] una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta”.
Immediata – ed ovvia – la reazione del colosso tech di Menlo Park che in una nota citata da alcuni quotidiani si dice “ansioso di continuare ad avere un dialogo costruttivo (..) per concludere questa indagine”; mentre – riguardo alle critiche sul ‘pay or consent’ mosse dalla Commissione UE – Meta precisa che “l’abbonamento senza pubblicità segue la direzione della massima corte europea e rispetta il Dma”. Senza modifiche al sistema di raccolta dati e consenso l’ipotesi è che l’azienda di Mark Zuckerberg sarà costretta a pagare una multa pari a circa il 10% del suo fatturato annuale: tradotto sui dati del 2023 si parlerebbe di circa 3,4 miliardi di euro.