Da giorni il rapporto tra Parlamento Europeo e Consiglio Ue è ai minimi storici: come già vi abbiamo raccontato sul Recovery Fund, la proposta della presidenza Merkel sul Next Generation Eu e il bilancio settennale dell’Unione Europea non trova la piena concordanza con i gruppi parlamenti che poi dovranno votare quel pacchetto fondamentale per dare il via agli aiuti tanto attesi dall’Italia (cui spetteranno circa 209 miliardi di euro complessivi tra fondo perduto e prestiti). Ebbene, oggi arriva la conferma di questo stallo da Bruxelles con le fonti diplomatiche Ue che ribadiscono la difficoltà nei negoziati tra Consiglio e Europarlamento per i veti (Polonia e Ungheria su Stato Diritto) e irrigidimenti ulteriori dei Paesi “rigoristi-frugali”. «Non sarà più possibile avere il Recovery Fund in funzione dal 1°gennaio e anche il Bilancio Ue sarà ritardato.Tale ritardo potrebbe avere conseguenze anche sugli esborsi», riportano le fonti all’Ansa, salvo poi aggiungere come i tempi stimati fino ad oggi dovranno allungarsi almeno di 2 mesi e mezzo per le ratifiche di accordo tra le due istituzioni europee. Una battuta d’arresto che potrebbe provocare conseguenze molto importanti, come ad esempio la complicazione nella Manovra di Bilancio italiana che si fonda per almeno 15 miliardi sul Recovery Fund: «l’aumento del budget su bilancio Ue resta questione difficile e non si vede landing zone sul meccanismo dello stato di diritto», concludono le fonti alle agenzie Ue.
RITARDI UE SUL RECOVERY FUND, L’AFFONDO DI ZANNI (LEGA)
Due giorni fa il Premier Conte incontrando il primo ministro spagnolo Sanchez aveva invocato l’arrivo del Recovery Fund il primo gennaio: così però, pare, non potrà avvenire. «La notizia emersa nelle ultime ore circa il ritardo sul bilancio e sul Recovery Fund purtroppo non ci coglie di sorpresa. Da mesi la Lega, a Bruxelles e in Italia, mette in guardia il Governo sulle tempistiche previste e sull’effettivo impatto del Recovery Fund per il nostro Paese. Come diciamo da tempo, se ci sara’ un accordo l’Italia non vedra’ alcun euro se non nel 2021 inoltrato», attacca in una nota il Presidente del gruppo Identità e Democrazia, nonché componente della Commissione Econ dell’Europarlamento, il leghista Marco Zanni. «La pioggia di miliardi annunciata da Conte e’ purtroppo un miraggio, mentre aziende, professionisti, lavoratori, famiglie attendono da mesi risposte concrete. I fatti ancora una volta ci danno ragione e il collocamento di titoli di Stato, grazie alla copertura della Bce, si rivela l’unica soluzione praticabile in tempi ragionevoli», ribadisce l’esponente della Lega al Parlamento Ue. La forte crisi è già ora, conclude Zanni, «a fronte del previsto calo del Pil, non possono permettersi di aspettare i tempi degli euroburocrati Ue ne’ l’incapacita’ di questo Governo, che ancora oggi non ha portato a casa un centesimo e che tuttora continua a litigare su strumenti inutili e dannosi come il Mes». Già solo per il fondo Sure (che proprio oggi annuncia con la Presidente Von der Leyen l’invio dei primi fondi richiesti Italia, Spagna, Polonia) ci sono voluti tre mesi di negoziati per arrivare al via libera: per il Recovery Fund, pacchetto molto più globale e con molti più fondi, la possibilità di un accordo finale nei primi mesi del 2021 si allontana sempre di più.