Un nuovo pacchetto di sanzioni si sta aggiungendo ai precedenti dall’Unione Europea nei confronti delle importazioni di prodotti dalla Russia. Il commercio di diamanti, però, sembra essere scampato fino ad ora al blocco. In Europa è il Belgio ad occupare il posto in prima linea per l’industria di lavorazione e finitura di diamanti grezzi, la cui provenienza è  in gran parte proprio da lavorazione russa, e questo coivolgimento sembrerebe proprio essere la causa per cui ancora in effetti l’Europa non ha mai colpito il settore delle pietre preziose.



Nonostante i numerosi appelli lanciati sia dai Paesi Baltici e dalla Polonia nei confronti di Ursula von der Leyen, con la richiesta di inserire i diamanti nella lista dei prodotti da bloccare, questo non è mai stato preso in considerazione, anche se di fatto, gli interessi sono di uno solo degli Stati membri. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, già a marzo 2022 aveva dichiarato la necessità di aiuto sottolineando durante un intervento pubblico al parlamento europeo che: “la pace vale più di qualsiasi diamante”.



I diamanti russi con provenienza “mascherata”

Ufficialmente il Belgio non ha mai avuto una posizione netta nei confronti di porre un veto alle importazioni di diamanti dalla Russia, anzi il primo ministro Alexander de Croo ha dichiarato di voler lavorare congiuntamente ad altre nazioni, che insieme ad Anversa rappresentano il 70% del mercato mondiale per le pietre preziose, e cioè anche Regno Unito, Canada e Usa, che già hanno bloccato le importazioni russe, dichiarando di rifornirsi da altri paesi.

Il problema infatti è che i prodotti grezzi arrivano lo stesso dalle industrie della Federazione Russa, ma poi vengono semi lavorati in India e negli Emirati Arabi, potendo così inserire un paese di provenienza ammesso al commercio internazionale. La tracciatura è quasi impossibile, ma questi paesi extra Eu, anche con l’embargo riescono lo stesso a ricevere le materie prime. E quindi un blocco alle importazioni in Europa, penalizzerebbe solo le industrie del Belgio, strettamente collegate al colosso russo dei diamanti Alrosa, in un affare che coinvolge più di 4,7 miliardi di euro e 10mila lavoratori.