“Esiste una storia europea, come esiste una civiltà europea: la costruzione dell’Europa deve servire a tutelare questa civiltà”. Era il 1954 quando, pochi mesi di morire, Alcide De Gasperi si impegnò con tutti i mezzi per far nascere il primo nucleo dell’Europa, quella Comunità europea di difesa che doveva essere l’avvio di un processo di unità non solo e non tanto militare, quanto politica, morale, spirituale. Sulla stessa linea di Konrad Adenauer. “Consideravamo – scrisse il Cancelliere tedesco – meta della nostra politica estera l’unificazione dell’Europa, perché unica possibilità di affermare e salvaguardare la nostra civiltà occidentale e cristiana contro le furie totalitarie”.
Quel sogno sembrò spezzato con il voto contrario della Francia che obbligò a riprendere per altre strade, quelle dell’economia, il processo unitario. Con molte differenze tuttavia. Il sogno dei padri fondatori era quello di una comunità spirituale, di valori, di civiltà. Quella attuale è per molti aspetti un’Europa di necessità, appesantita dagli interessi nazionalistici, per molti aspetti lontana da quella “civiltà europea” di cui parlava De Gasperi con Adenauer e Schuman.
Proprio la prospettiva di una civiltà europea caratterizzata dalle radici cristiane è quella che ha caratterizzato l’impegno politico di David Sassoli, giornalista prestato alla politica, Presidente del Parlamento europeo e prematuramente scomparso lo scorso anno.
Un bel libro (“David Sassoli, la forza di un sogno”, ed. Itl-In dialogo, pagg. 192, € 16) di Gianni Borsa, corrispondente da Bruxelles dell’agenzia Sir, tratteggia la figura di Sassoli in tutti suoi aspetti politici e professionali pur senza entrare nei dettagli di una vera e propria biografia. Ne esce l’immagine di una personalità con una grande visione e una ferma volontà, pur nella coscienza dei limiti e delle circostanze sfavorevoli. Una personalità che traeva proprio dalle radici cristiane la propria forza.
“L’unica cosa che potrà salvarci e permettere di risollevare le nostre economie e proteggere i nostri cittadini – disse Sassoli dopo il periodo più difficile della pandemia – è nella consapevolezza che dobbiamo camminare insieme, più spediti rispetto al passato”. Alla guida di un Parlamento con pochi poteri, ma con il dovere di rendere sempre più concreta la dimensione europea, si trova, scrive Borsa, “il punto più alto del pensiero e dell’attività di David Sassoli. Un periodo in cui ha portato, con limpida coerenza, il suo bagaglio di vita familiare e professionale, il suo patrimonio spirituale e culturale, nel ruolo di presidente, e con essi ha innervato le relazioni interpersonali, le scelte politiche, i discorsi pubblici. Confermando così gli elementi portanti di un’esistenza vissuta in pienezza”
Il libro è completato dalle testimonianze di quattro persone – Pio Cerocchi, Laura Rozza, Lorenzo Mannelli e Michele Nicoletti – vicine e amiche di Sassoli, dall’omelia funebre pronunciata dal cardinale Matteo Zuppi e dalla commemorazione tenuta da Enrico Letta al Parlamento di Strasburgo.
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