EMENDAMENTO PARLAMENTO UE ATTACCA IL GOVERNO: “TOLGA LO STOP A REGISTRAZIONI FIGLI COPPIE GAY”
«Il Parlamento Ue condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali»: diventa ancora più un caso continentale la recente vicenda sui diritti LGBTQ, sfociata poi nella discussione politica piuttosto accesa sul reato di maternità surrogata (utero in affitto). Un emendamento presentato dal gruppo Renew Europe (di cui fanno parte il Terzo Polo e PiùEuropa) condanna il governo italiano in merito allo stop imposto alla registrazione dei certificati di nascita di figli di coppie omosessuali, deciso nelle scorse settimane contro il Comune di Milano in quanto la pratica risulta contrastante con ben due sentenze della magistratura.
Invece il Parlamento Europeo, seguendo l’emendamento del gruppo che ieri ha ospitato il sindaco di Milano Beppe Sala a Bruxelles proprio per rilanciare la “sfida” al Governo di Centrodestra in merito ai diritti dei figli di coppie omogenitoriali, ribadisce: «questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia; invita il Governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione», si legge nell’emendamento approvato dal Parlamento Ue.
FIGLI COPPIE GAY E UTERO IN AFFITTO, COSA DICONO LE SENTENZE ITALIANE (CHE NON SONO UN ATTO POLITICO”
Al di là dello scontro effettivo politico tra diverse posizioni in merito – ad esempio, il Centrodestra ritiene che il problema sul riconoscimento dei certificati di filiazione per bimbi nati con utero in affitto siano una via surrettizia per approvare la maternità surrogata, che resta reato in Italia – il tema è prima di giuridico e logico: come ha ribadito ieri la Ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, «non c’è alcun confronto da fare». Il perché è semplice: «Ci sono leggi e una sentenza precisa», anzi a dir la verità sono ben due sentenze (Corte costituzionale 33/2021; Cassazione 30 dicembre 2022) che ribadiscono il rischio di “avallare” il ricorso alla maternità surrogata.
In risposta ieri alla lettera di alcuni sindaci – compreso Beppe Sala – è ancora Roccella a rivendicare la posizione del Governo: «I sindaci non stanno protestando contro la circolare Piantedosi ma contro la sentenza della Cassazione. Quindi dovrebbero avere casomai un dialogo con il presidente delle sezioni unite. C’è una sentenza molto precisa che dice determinate cose». Allargando il discorso a quanto avvenuto oggi, il Parlamento Ue non dovrebbe criticare direttamente il Governo ma dovrebbe rivolgere la propria polemica verso i giudici della Cassazione. «I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare. No, è qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano. Non c’è qualcosa da contrattare», ribadisce la Ministra in risposta al sindaco di Milano che sempre dall’Europa aveva auspicato ieri «un asse politico idealmente composto da Verdi, sinistra, Terzo Polo e M5s, per vincere la battaglia delle coppie gay sui diritti dei bambini». Tanto la Corte Costituzionale quanto la Cassazione invitavano, va detto, il Parlamento a legiferare in merito alla tematica per non lasciare i diritti dei bambini (di figli di coppie gay) indefinitamente sospesi, fermo restando però il divieto ribadito assoluto contro l’utero in affitto.