«L’iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione. Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo»: lo ha detto la commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli, la stessa che presentava il documento “#UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication” come «regole per una migliore comunicazione inclusiva».



Questa volta però le polemiche sollevatesi dopo la diffusione – via stampa (plauso a Francesco Giubilei su “Il Giornale” per essere stato il primo in Italia) – hanno finito per travolgere quelle che altrimenti sarebbero rimaste delle linee guida “interne” approvate per dirigenti e funzionari dell’Unione Europea. Lo stop ai nomi cristiani, il divieto di citare la parola “Natale”, il diktat contro i riferimenti religiosi per una “migliore inclusività” sono stati difesi per circa 2 giorni dalla Commissione, salvo poi capitolare stamane davanti alla spinta imponente di media e cittadini europei. «Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento», sottolinea ancora la commissaria Ue.



“BUON NATALE” SALVO (PER IL MOMENTO)

La levata di scudi contro l’attacco alla cristianità per rispettare tutte le altre confessioni religiose (lasciando però un sottofondo di “neutralità” che somigliava più ad una orwelliana pretesa di rendere le verità tutte uguali, in modo da non avere alcuna verità) è servita e per il momento la Commissione Europea ha desistito. In merito a quel documento era intervenuto anche il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin: «Chi va contro la realtà si mette in serio pericolo. Non usare parole come “Natale, Maria o Giovanni” non è certamente la strada per combattere le discriminazioni». La commissaria Halli si è poi difesa ulteriormente affermando in una nota pubblica come la sua iniziativa «aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei. Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente a questo scopo». È anche per questo motivo – unito a quel sibillino “lavoreremo ancora su questo documento” – che non ci aspettiamo sia vinta la “battaglia” di realtà contro ideologia, ma che sia solo rimandata la resa dei conti della posta in palio: cos’è verità, cos’è laicità, cos’è rispetto e valorizzazione delle radici culturali e storiche dell’Europa. Intanto, per una volta, è stato quantomeno più evidente come “censurare” in nome di una presunta migliore inclusione non porta a nulla: un Natale svuotato e buonista non fa bene a nessuno, al Natale, alla libertà religiosa ma tantomeno all’intelligenza di ciascun individuo.

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