L’Europa si prepara ad approvare un nuovo pacchetto di sanzioni contro Putin e la Russia, ma stavolta coinvolgerà anche le imprese cinesi, già sottoposte a restizioni di esportazioni da parte degli Usa, perchè coinvolte in vendita di merci illegali e di tecnologie che verrebbero utilizzate dall’esercito per operazioni di guerra in Ucraina. Da un’inchiesta del Financial Times, emerge che le aziende sarebbero almeno 8 e che altre sono state prese in esame dalla Commissione Europea per verificare ulteriori traffici di materiali verso la Russia.
Se ne discuterà ufficialmente al consiglio mercoledì 10 maggio, e nella stessa sede, scatterà anche l’ipotesi da prendere in considerazione, sull’attuazione di nuovi controlli per verificare tutti i paesi terzi sospetti coinvolti in esportazioni che comprendono canali russi, facendo in modo di violare o aggirare le vigenti sanzioni. Il voto però dovrà essere sostenuto all’unanimità da tutti e 27 i paesi, quindi l’esito è tutt’altro che scontato.
Ue sanziona aziende cinesi accusate di collaborare con la Russia, in lista anche altri paesi
Le aziende cinesi convolte in importazioni di merci in Russia, per la maggior parte produttrici di componenti tecnologici e semiconduttori che poi verrebbero utilizzati a fini militari e quindi accusate di sostenere la guerra in Ucraina e l’esercito di Putin, sono attualmente 8. Secondo il Financial Times si tratta di industrie con sede nella Cina continentale e a Hong Kong, alcune di queste erano già finite nelle indagini del governo Usa, perchè sospettate di eludere le sanzioni internazionali provvedendo a canali di importazione alternativi. Ed oltre alla Cina, in lista ci sarebbero altri paesi, che potrebbero essere coinvolti nelle nuove sanzioni.
Si tratta dell’Iran, sospettato di produrre droni venduti poi a Putin a scopo militare, ma anche altre nazioni, per le quali è già stata avviata un’indagine per scoprire la provenienza delle navi cariche di petrolio russo, ed accertare i metodi utilizzati per mascherare i viaggi ed aggirare il blocco alle importazioni. Al momento il quotidiano riferisce di aver interpellato la Commissione su questo problema ma di non aver ricevuto ancora una risposta o un commento ufficiale.