Unione europea senza dosi sufficienti di vaccini anti Covid, nonostante ciò da febbraio ha esportato più di 34 milioni di vaccini anti Covid verso 31 Paesi, tra cui 9,1 milioni per la Gran Bretagna, poco meno di un milione agli Stati Uniti (954mila) e 3,9 al Canada, poi 3,1 milioni al Messico. I dati emergono da un documento distribuito agli ambasciatori presso l’Ue e sta facendo discutere, perché avrebbero fatto senza dubbio comodo in Europa, visto che finora l’Ue ha distribuito 55 milioni di vaccini, di cui 42,7 milioni di dosi sono state già somministrate (dati Ecdc). Così come hanno fatto discutere le parole di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, che ha difeso la vocazione «esportatrice» dell’Ue, rimarcando le differenze rispetto a Stati Uniti e Gran Bretagna che invece «hanno imposto un divieto assoluto all’esportazione di vaccini o componenti di vaccini prodotti sul loro territorio».
Il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, ha subito negato l’esistenza di tale divieto e convocato il rappresentante dell’Ue a Londra. La questione è delicata, anche perché servono oltre 300 componenti per produrre i vaccini. Per alcuni di questi l’Europa è costretta a rivolgersi a Paesi extra Ue.
UE SENZA VACCINI MA LI ESPORTA: IL CASO
C’è poi il caso Moderna, che ha avuto problemi di fornitura in Europa. Un portavoce al New York Times ha spiegato che l’intera fornitura della produzione negli Stati Uniti è stata acquistata dal governo, del resto il presidente Joe Biden aveva promesso la settimana scorsa che tutti gli adulti in Usa avrebbero avuto almeno una dose di vaccino entro maggio. Questa contraddizione dell’Ue, che esporta i vaccini senza però riceverli dall’estero, ma dai siti di produzione europei che comunque destinano una parte all’estero, sta facendo discutere. D’altra parte, la Commissione Ue non può scatenare una guerra commerciale perché importa componenti per i vaccini da ben 83 fornitori a livello globale. Per Jacob Funk Kirkegaard, senior fellow del German Marshall Fund e del Peterson Institute a Bruxelles, le furniture aumenteranno nel secondo trimestre, quindi ci saranno poche scuse da parte degli Stati membri, che finora hanno puntato il dito contro la Commissione, ma hanno molte dosi bloccate nei magazzini.