UE PRENDE LE DISTANZE DALLA LETTERA DI BRETON A MUSK: “NON CONCORDATA CON LA COMMISSIONE”

Sono servite quasi 24 ore di tempo ma alla fine l’Unione Europea ha preso formalmente distanza dalla lettera inviata ieri pomeriggio dal Commissario per il Mercato Interno Ue, Thierry Breton, al patron di X Elon Musk, a poche ore dalla conversazione live sui social con Donald Trump. La gran cassa mediatica generata dalle durissime parole di Breton – commissario uscente ma già ricandidato dalla Francia di Macron per far parte anche della prossima Commissione a guida Von der Leyen – con relative dure reprimende sia da Musk che dallo stesso candidato repubblicano alla Casa Bianca, hanno messo in imbarazzo Bruxelles tanto da far intervenire una portavoce di Ursula Von der Leyen per ristabilire la “giusta” distanza dalla lettera sul Digital Services Act.



«Quello che il commissario Breton ha espresso nella lettera è una preoccupazione generale, sottolineando che le regole ai sensi del Digital Services Act devono essere rispettate dalle grandi piattaforme»: così la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, da Bruxelles prova a gettare acqua sul fuoco aggiungendo come «tempi e formulazione della lettera, non sono stati né coordinati, né concordati con la presidente von der Leyen, né con il Collegio dei commissari». Insomma, l’iniziativa del commissario Breton è stata alla fine personale e unitamente rivolta a Elon Musk col quale già nel recente passato lo scontro si era fatto acceso, sia per i recenti fatti di Southport in UK, sia per le diffusioni di immagini e notizie sull’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023.



VON DER LEYEN VS BRETON: LO SCONTRO VA BEN OLTRE ELON MUSK E DONALD TRUMP

All’accusa di censura rivolta da Musk contro la Ue, o ancora la posizione di Trump che ritiene l’Europa voglia intromettersi nelle vicende delle Elezioni Usa 2024, Von der Leyen non ha voluto mantenere una posizione di “protezione” del suo commissario “ribelle”. Del resto i rapporti tra Breton e la Presidente della Commissione Europea sono tutt’altro che distesi, come dimostrano i fitti scambi di accuse prima delle Europee, quando l’ala liberale vicina a Macron puntava ad una figura diversa per la guida della Commissione 2024-2029.



La Francia con Macron ha invece rimesso nella rosa dei candidati per i nuovi commissari anche il potente Breton, responsabile delle politiche sul Mercato Interno e della controversa legge DSA che viene accusata di porre censura sulla libertà di parola. La minaccia (tra l’altro preventiva rispetto all’evento con Trump) contro Musk di poter bloccare X in caso non fosse piaciuto il contenuto della conversazione, ha fatto andare il patron di Tesla su tutte le furie e pure da Bruxelles pare evidente non abbiano gradito molto l’uscita di Breton.

«La lettera del commissario Ue Thierry Breton che minaccia Elon Musk a poche ore dalla sua diretta con Donald Trump è una vergogna assoluta. Siamo alla censura preventiva, alla polizia del pensiero, alla repressione orwellian», è l’attacco netto lanciato dal capodelegazione di FdI-ECR in Ue, Carlo Fidanza, uomo fidato di Giorgia Meloni in Europa. Il tema della libertà di espressione è poi stato difeso oggi anche da Lega e dallo stesso comparto nazionale di Fratelli d’Italia, uniti in un coro “anti” Breton sia per i modi che per i tempi, che per i contenuti della lettera contro X, tra l’altro non la prima visto che da Breton era giunto una forte critica alla gestione dei contenuti sulla piattaforma dopo l’inizio della guerra in Medio Oriente lo scorso autunno.